Raccontare a chi non ha mai visto, cos’è il Ritorno del bosco, credo non sia possibile, perché questa manifestazione contiene talmente tante definizioni che sarebbe troppo povero dire soltanto che è una rievocazione storica: è necessario esserci, osservare, cercare di comprendere e forse ci si può fare un’idea. Bisogna essere dentro a questo evento, magari parte viva, operante e attenta ad ogni particolare, per poter veramente vivere in pieno le due giornate preparate con tanto anticipo. Preparate in quello che è il programma ricco di appuntamenti pensati con cura, preparate con gli incontri e la vestizione di tante persone, preparate con addobbi e abbellimenti che danno quel tocco in più a chi sa guardare con occhio attento, preparate mettendoci tanto lavoro fisico, mentale, ma anche con il cuore.
Dopo dieci anni non è semplice ripartire, ma sicuramente ci vuole impegno, determinazione, duro lavoro per organizzare ogni più piccolo dettaglio.
Certamente non è possibile parlare e raccontare la sfilata con tutti i figuranti, i lavori, gli attrezzi, le particolarità e gli animali che sono transitati; in molti hanno sfilato fra le vie del paese per il piacere di esserci, cercando di immergersi nel personaggio, recitando la parte assegnata al proprio gruppo; altri hanno cercato di raccontare i tanti lavori di un tempo, con la loro durezza e i grandi sacrifici. Molti hanno sfilato ricordando in vari modi le tante persone che ci hanno lasciato, ma che sono vive nei ricordi e credo che a livello emotivo non sia stata proprio una passeggiata rilassante.
Raccontare dei quadri fissi creati con impegno ed energia, degli angoli del paese, delle finestre e di ogni spazio preparato con cura, dei tanti punti di ristoro, della mostra in chiesa, di ogni più piccolo avvenimento che ha riempito le due giornate, non è possibile perché si rischia di dimenticare qualcosa perché c’è stato tanto da poter ammirare.
Non voglio soffermarmi su nessun particolare, ma mi piacerebbe partire dal bisogno che abbiamo di riscoprire, capire e portare avanti le nostre radici, la storia dei nostri paesi e quel prezioso bagaglio che i nostri avi ci hanno lasciato.
Per questo, grazie alla professoressa Elisa Savio, insegnante della scuola secondaria di Valdastico, venerdì 13 ottobre 2023, mi sono recata nelle aule nei miei abiti del Ritorno dal bosco, per raccontare ai ragazzi il significato profondo della manifestazione che avrebbe coinvolto anche loro. Nelle tre classi ho fatto domande, ho spiegato, ho letto alcune mie poesie e racconti, ho parlato di lavoro, tradizioni, usi e costumi, anche di fede, cercando sempre di coinvolgerli e incuriosirli sull’argomento. Conversando con loro mi sono accorta quanto ci sia bisogno di fare un lavoro con i ragazzi per aiutarli a comprendere la nostra storia perché possano continuare a ricordarla e portare avanti anche queste manifestazioni. Ho pensato che, una volta passata la mia generazione, sia una conseguenza normale perdere quel “sapere” che ci è stato tramandato e rischia di scomparire per sempre. È pur vero che la vita è molto cambiata e la cultura contadina fatta di gesti, modi di dire, duro lavoro e ritualità non esiste più, ma si dovrebbe cercare il modo giusto perché le giovani generazioni portino avanti quel poco che è rimasto come segno di ringraziamento perché, se oggi siamo quello che siamo, lo dobbiamo a chi ci ha preceduto e ha tribolato una vita per tirare avanti. La soddisfazione più grande che ho avuto, dopo il ringraziamento dei ragazzi e un omaggio floreale, è stata il sabato mattina, quando alcune ragazzine incontrandomi per strada mentre aiutavo con le ultime cose, mi hanno detto entusiaste che il mio intervento era stato bello e interessante.
Quante cose ci sarebbero da raccontare ai bambini, ai ragazzi, ma anche ai giovani! Di questo ho avuto la certezza durante la sfilata mentre ci si preparava lungo via delle Alpi: una persona del pubblico ha chiesto il nome di un attrezzo che era portato da un giovane, ma chi lo aveva in spalla non ha saputo rispondere… così l’ho fatto io e non è stato l’unico caso. Questo mi ha fatto molto pensare: è giusto chiamare amici da ogni dove per la sfilata, è bello condividere con quante più persone questo spettacolare momento, ma credo che se si consegna un attrezzo bisogna come minimo spiegarne il nome o l’utilizzo altrimenti si rischia di fare pessime figure. Partire quindi dai bambini a raccontare fino a che siamo in tempo, poi via via con ragazzi, giovani e adulti, cercando di trasmettere la consapevolezza di ciò che si va a fare, di come ci si comporta, di quanto sia importante recitare bene una parte, mostrandosi in ogni particolare nel modo migliore. Anche il nostro dialetto sta scomparendo e per me è una vera tristezza sentire che anche i termini più semplici non siano compresi da bambini e ragazzi che quindi hanno difficoltà a immergersi per due giorni in una situazione sconosciuta che quindi non possono capire veramente.
Io mi ritengo fortunata e sono orgogliosa di essere cresciuta in una famiglia di contadini, allevatori, boscaioli e tanto altro, perché ho potuto attingere e imparare, ho potuto ascoltare e capire tante cose che non esistono più, ma meritano di essere ricordate. Ci sono tante persone che potrebbero fare da ponte con le nuove generazioni, che possono ancora passare il testimone, ma bisogna farlo in fretta, il tempo passa inesorabilmente…
Ritornando al 14/15 ottobre 2023 bisogna dire che il tempo è stato meraviglioso, che tutto si è svolto come da programma e senza intoppi, che chi ha proposto cibo o bibite ha lavorato bene, che l’affluenza è stata gestibile: si può affermare che è andato tutto nel migliore dei modi anche grazie al contributo di molte persone che hanno regalato il loro tempo e le loro energie, impegnandosi in molti modi per la buona riuscita dell’evento.
A tutti indistintamente va il mio ringraziamento con la certezza che si può sempre migliorare, che ogni volta s’impara qualcosa e anche se qualche pecca c’è stata, potrà sicuramente essere di insegnamento per il futuro.
E grazie anche alle tante persone accorse da vari luoghi che hanno partecipato dimostrando che questo ritorno, dopo tanti anni, è stato gradito. Le tante foto che girano in questi giorni raccontano tanto e sono un documento importante, ma per me il Ritorno dal bosco non si può spiegare totalmente con una foto, con un’immagine o con qualche riga, per me bisogna esserci, calarsi nel contesto con anima e corpo, sentire dentro sapori ed emozioni passate, gustarsi ogni momento e viverlo in pieno!
Lucia Marangoni (Dàmari)
24 /10/2023
il quadretto della foto è
di Lisa Slaviero
da Contra' Furlani