venerdì 30 giugno 2023

L'aquila VAIA di Marcesina

 


Martalar scultore
 si trova presso Marcesina.

Finita! Vi presento la mia ultima fatica: "AQUILA VAIA DI MARCESINA".
Con i suoi 7 metri di altezza e 5 di lunghezza e un peso di 1600 kg è la più grande Aquila in legno d'Europa. Commissionata dall'amministrazione del comune di Grigno (TN) e il sindaco Claudio Voltolini per ricordare la tremenda catastrofe forestale sulla piana di Marcesina, luogo del più grande cantiere forestale d'Europa.
L'Aquila, simbolo del Trentino, rappresenta forza e libertà ,ma anche la forza della natura che qui la tempesta vaia si è scatenata con enorme aggressività e potenza. 1800 viti, 100 metri di tavole e murali in larice coperti con 1500 pezzi di radici e altro materiale raccolto a km 0 nel raggio di un km dall'opera. Località Marcesina Barricata.





L'angolo della Poesia



Ho chiesto al tempo

di restituirmi dei momenti.

Mi ha detto che non può.

E di frugare tra i ricordi,

tra le pagine della memoria

e i battiti del cuore

dove tutto quello che è,

resta  indelebile.

Ho detto al tempo

che ho parole da cancellare,

dolori da strappare

attimi da rivivere

abbracci dimenticati,

un bacio da dare.

Il tempo mi ha risposto

che nel tempo

tutto può ancora accadere.

E con il presente,

il passato lo si riscrive.

A volte più bello, a volte più brutto,

ma nulla è rimpianto finché 

un solo granello di tempo,

ci darà un'altra occasione 

per raccontare, per rivivere.

Per sperare.


Silvana Stremiz

giovedì 29 giugno 2023

Sagra di S. Antonio a Pedescala


Da decenni la sagra esterna di S. Antonio, viene sempre fatta il fine settimana che viene dopo aver celebrato la festa religiosa il 13 giugno; anche quest’anno, dopo aver onorato il Patrono con la S. Messa e con la processione con la statua del Santo, la sagra si è svolta il 16/17/18 giugno 2023.
Rileggendo il bollettino che è stato pubblicato domenica 18 giugno, si può capire quanta strada ha fatto la Pro Loco di Pedescala, quanto ogni presidente con il direttivo e tanti volontari, abbia costruito in molti decenni di impegno gratuito. Da un’improvvisata struttura, a una cucina efficiente e a tante migliorie apportate sotto al Portego de Campesàn, alla scelta di portare le feste estive nel parco della canonica per motivi di sicurezza. Bisogna dire che l’impegno è stato grande anche a livello economico, perché si è dovuto creare una nuova cucina con tutto quello che contiene e anche affittare un capannone per avere a disposizione più posti per consumare i cibi proposti. Ogni anno si è fatto qualcosa in più, ci si è impegnati per portare miglioramenti proprio per lavorare meglio e quindi dare un servizio migliore per avere tutte le attività in un unico spazio. Il parco attorno alla canonica ben si presta per le feste estive perché è abbastanza capiente, con al suo interno il parco giochi e con un’area circoscritta; in più, un tratto del Viale dei Martiri viene chiuso al traffico così da permettere libero accesso alle persone e specialmente ai bambini che così non corrono pericoli. Da alcuni mesi, dopo le dimissioni del presidente in carica, Marino Lorenzini, il Direttivo ha avuto qualche difficoltà a trovare, nello stesso, un nuovo presidente che si assumesse la responsabilità di un tale compito. La disponibilità di Christian Moro è avvenuta dopo che ogni membro del direttivo ha promesso di dare aiuto e supporto dividendo così i tanti compiti che prima gravavano solo sul presidente in carica.  Così è iniziata un’altra pagina della Pro Loco, senza problemi importanti perché negli ultimi undici anni si era lavorato bene;  ma tante cose si dovevano imparare (e si stanno continuamente imparando), ma con impegno e volontà, si è potuta organizzare la sagra di S. Antonio. Si sono formati vari gruppi di lavoro così che tutto potesse funzionare bene: gruppo montaggio e smontaggio capannoni con la messa in posizione di panche, tavoli e quant’altro; il gruppo cucina con tutto quello che ne consegue; un responsabile ordini bibite e altro e tanti altri volontari per le mille cose da fare prima, durante e dopo la sagra e credete, ce ne sono tantissime!  
Si può dire che sono stati tre giorni pieni, dove il tempo per fortuna è stato bello, dove tanta gente è arrivata per mangiare e assistere agli spettacoli proposti, dove si è respirata aria di festa nella semplicità dei piccoli paesi. 
Tanti volontari, specialmente i giovani impegnati in vari fronti e le ragazzine che si sono occupate della distribuzione del cibo e della pulizia dei tavoli: a loro va un grande grazie con la speranza che siano sempre presenti e attivi ogni volta che ce ne sarà bisogno. Molto partecipato anche il torneo di calcetto a tre, che ha impegnato nove squadre di giovani e meno giovani, che hanno giocato rallegrando tutta la giornata di sabato. La dimostrazione dell’attaccamento al proprio paese, si vede quando in tanti partecipano attivamente e danno la propria disponibilità gratuita per aiutare e a Pedescala in questo momento si può affermare che c’è un bel movimento! 
Ringraziamo quindi tutti i volontari, il direttivo, il nuovo presidente Christian Moro per la buona riuscita della sagra con l’augurio di continuare il cammino sempre con impegno e fiducia: è grazie alle tante persone che dedicano il loro tempo, che si possono ancora realizzare avvenimenti come questi che tengono vive le nostre piccole comunità.  
Un sentito grazie ai tanti sponsor che con il loro aiuto rendono possibile la programmazione di queste feste.  A Marino Lorenzini un grande grazie per il lavoro fatto, ma più di tutto per l’esempio di impegno, abnegazione, altruismo, precisione e passione che ci ha dato durante i lunghi anni della sua presidenza e che ci ha lasciato in eredità per poter andare avanti.
Grazie a tutte le persone che hanno riempito di vita questi tre giorni partecipando ai momenti proposti e... alla prossima!

Lucia Marangoni (Dàmari)

Pedescala 23 giugno 2023












A San Piero i sona el CAMPANON

 per fortuna che a Lucia sfugge nulla☺...


E chi non se li ricorda? Han segnato un'epoca!

Quando ero giovane, le canzoni che piacevano ai miei genitori a me non piacevano e viceversa.😊 

Non avrebbe potuto essere diversamente ovvio...😊

Ora, ca taco deventare vecia anca mì... li capìsso ancora de pì...

Però, lasciatemi dire che, a parte qualche rara eccezione, di quelle attuali non mi riesce di apprezzare nè i testi, nè le musiche e mi domando spesso: "ma che dipendesse solo dalla vecchiaia?"😑😑😑

Sempre del parere che come le canzoni degli anni '60... MAI PIU'!!!

B U O N    

S A N  P I E R O   

A  T U T T I 

Little Tony-Patty Pravo-Lucio Battisti
al Linta park Hotel di Asiago
Festivalbar
foto di Nazzareno Leonardi


Festa in piazza a Lastebasse


 

mercoledì 28 giugno 2023

La Pieve di San Giorgio


La Pieve di San Giorgio di Velo d'Astico
si trova decentrata rispetto al capoluogo, adagiata sull'ultimo terrazzo geologico prima del greto del torrente.

Oggi essa mostra un'architettura tipica di molte chiese sorte durante il tardo Medioevo, frutto però di ampliamenti, operati principalmente nel '400, che hanno in parte modificato la struttura originaria.
Certamente quattrocentesco è il campanile, svettante con la sua cuspide appuntita, e le caratteristiche bifore ogivali della cella campanaria. D'impronta rinascimentale è invece il pronao, aperto su tre lati.
La scritta, scolpita sull'architrave in pietra del bellissimo portale d'ingresso, indica la data conclusiva (1470) dei lunghi e corposi lavori di restauro generale della chiesa, che compresero l'erezione dell'attuale campanile, il rifacimento del tetto e dello stesso pronao, oltre che l'ampliamento dell'abside.
Prima di entrare nella Pieve, pare senz'altro utile approfondire la sua conoscenza, partendo dall'inizio della sua storia.

Sicuramente anteriore al mille risulta essere la primitiva fondazione della chiesa di San Giorgio di Velo.
Enrico Marchetto, autore di un volume monografico sulla Pieve, rifacendosi ai pareri già espressi dal Mantese e dal Dani, ne colloca l'origine non oltre la metà del secolo VIII, quale cappella dipendente dalla San Giorgio di Caltrano, sorta tra il IV e il V secolo, quando si andava diffondendo l'evangelizzazione della Val d'Astico e della Val Posina.
Di origine longobarda (VII secolo), afferma invece, nel suo "Longobardi a Vicenza", Attilio Previtali, forte della presenza di presidi arimannici nella fascia pedemontana della provincia, di indicazioni toponomastiche locali davvero sorprendenti, e del titolare della chiesa, quel cavaliere San Giorgio di Lidia, divenuto patrono del popolo dalle "lunghe barbe" sotto la sovranità di Cuniperto, nel 688.
Simeone Zordan sembra anche lui avvalorare questa ipotesi, quando in una sua opera parla della valle dell'Astico come di "corte longobarda".
Unica chiesa ad essere stata edificata sulla riva destra dell'alto corso del torrente, la San Giorgio di Velo divenne indipendente dalla sua matrice, nel X secolo, quando re Berengario "infeudò" al vescovo di Padova, Sibicone, tutto il territorio tra Astico e Brenta.
Quell'atto accrebbe l'importanza della cappella: le sue pareti infatti si arricchiscono dei primi affreschi; poi assume, di fatto, le funzioni pievane, acquisendo il diritto di impartire il battesimo.
Nel tempo, proprio queste nuove attribuzioni e l'accresciuta dignità impongono una prima riedificazione, con la sopraelevazione del tetto dell'aula sacra, il parziale sfondamento della parete nord e, agli inizi del '400, con la breccia aperta sulla parete meridionale, per accedere alla nuova cappella, voluta dai conti Velo.
Poi, il già ricordato restauro, finito nel 1470, conclude idealmente, con lo splendore architettonico raggiunto, l'importanza religiosa e storico-artistica della Pieve giorgina.
Sicuramente anteriore al mille risulta essere la primitiva fondazione della chiesa di San Giorgio di Velo.
Enrico Marchetto, autore di un volume monografico sulla Pieve, rifacendosi ai pareri già espressi dal Mantese e dal Dani, ne colloca l'origine non oltre la metà del secolo VIII, quale cappella dipendente dalla San Giorgio di Caltrano, sorta tra il IV e il V secolo, quando si andava diffondendo l'evangelizzazione della Val d'Astico e della Val Posina.
Di origine longobarda (VII secolo), afferma invece, nel suo "Longobardi a Vicenza", Attilio Previtali, forte della presenza di presidi arimannici nella fascia pedemontana della provincia, di indicazioni toponomastiche locali davvero sorprendenti, e del titolare della chiesa, quel cavaliere San Giorgio di Lidia, divenuto patrono del popolo dalle "lunghe barbe" sotto la sovranità di Cuniperto, nel 688.
Simeone Zordan sembra anche lui avvalorare questa ipotesi, quando in una sua opera parla della valle dell'Astico come di "corte longobarda".
Unica chiesa ad essere stata edificata sulla riva destra dell'alto corso del torrente, la San Giorgio di Velo divenne indipendente dalla sua matrice, nel X secolo, quando re Berengario "infeudò" al vescovo di Padova, Sibicone, tutto il territorio tra Astico e Brenta.
Quell'atto accrebbe l'importanza della cappella: le sue pareti infatti si arricchiscono dei primi affreschi; poi assume, di fatto, le funzioni pievane, acquisendo il diritto di impartire il battesimo.
Nel tempo, proprio queste nuove attribuzioni e l'accresciuta dignità impongono una prima riedificazione, con la sopraelevazione del tetto dell'aula sacra, il parziale sfondamento della parete nord e, agli inizi del '400, con la breccia aperta sulla parete meridionale, per accedere alla nuova cappella, voluta dai conti Velo.
Poi, il già ricordato restauro, finito nel 1470, conclude idealmente, con lo splendore architettonico raggiunto, l'importanza religiosa e storico-artistica della Pieve giorgina.
Sempre sulla parete nord si trova oggi una cappella, detta "della Madonna".
Al suo interno, il fondale presenta tre festoni, con vari tipi di infiorescenze, frutta, foglie.
Sulle pareti e sulla volta sono dipinti dei quadrati con fasce gialle che racchiudono motivi floreali.
Tali decorazioni sono state eseguite come contorno all'altare seicentesco, solo successivamente completato con la collocazione del cinquecentesco e raffinato bassorilievo, in marmo rosso, della Vergine-madre che regge il Bambino, proveniente dal convento Gerolimino del Summano, e con ai lati le tele dei santi martiri Valentino e Lucia.
Ma la cappellina è senz'altro più antica. Nella parete est, infatti, si nota, in un riquadro d'affresco dipinto su uno strato d'intonaco sottostante, il viso di un angioletto quattrocentesco.
La presenza poi di uno zoccolo in rilievo, che corre all'interno della cappella fino a circa un metro d'altezza, farebbe supporre che essa, in origine, non ospitasse un altare, ma probabilmente proprio quel battistero, ora custodito in fondo alla chiesa, a sinistra dell'entrata. Una millenaria vasca battesimale, ad immersione, interamente scolpita nella pietra, di dimensioni tali da essere convenientemente collocata in una chiesa divenuta pieve.
L'effigie del santo che portò il bambino Gesù sulle spalle, per fargli attraversare un fiume, si trova tra la cappellina battesimale e la porticina che immette alla canna del campanile.
Cristoforo appare vestito con una tunica bianca e una veste rossa, curiosamente arricchita di cerchi gialli con all'interno, disegnati, uccelli lacustri; ai suoi piedi, tra le acque, si scorgono dei pesci.
Il piccolo Gesù indossa un vestito nero, con decorazioni gialle.
L'opera, eseguita ad affresco con mano sicura, evidenzia la particolare cura con cui sono stati dipinti i visi e le vesti, il rispetto delle proporzioni, l'uso di colori dal forte impatto. Tutti elementi che portano a considerare questo dipinto di origine duecentesca.
Costruita nel primissimo '400, in aderenza alla parete sud della Pieve, la cappella, rimasta miracolosamente intatta nei secoli, è un piccolo tempio dei Velo, i signori della valle e di una contea che si estendeva dalle valli dell'Astico Posina fino ai monti circostanti.
Emblema di una potenza di origine medievale, è il blasone araldico, ben visualizzato all'interno della stessa cappellina dal grande stemma della nobile famiglia, con la vela bianca gonfia di vento.
La visita a questa parte del complesso della Pieve apre un'altra finestra su un mondo storico-artistico dalle forti suggestioni. E certamente stupendo è il polittico che sovrasta l'altare con alla base l'iscrizione che chiarisce il nome del committente e l'epoca della sua realizzazione (Bonincontro Velo, del ramo Pion, nell'anno 1408).
Riguardo all'artista, non ci sono dubbi nell'attribuire l'opera a Battista da Vicenza, che dominò per molto tempo l'ambiente artistico del '400, con una produzione ancora legata ai modelli della pittura trecentesca, "di corte", propria al percorso del Gotico Internazionale, d'impronta "pisanelliana".
Il polittico è suddiviso in sei comparti, che trovano il loro fulcro in quello centrale, con l'iconografia di Maria in trono con sul grembo il piccolo Gesù. Le figure di S. Antonio Abate e di S. Biagio, come quelle dei due donatori oranti (lo stesso Bonincontro Velo e la consorte, Margherita dei Trentinacci), sono infatti rivolte in segno di ossequio verso la Vergine e il suo figlioletto, mentre i due cavalieri, San Giorgio e San Martino, ai lati estremi, sembrano vigilare su una scena omogenea, con sulla cuspide, dipinto, il futuro evento della Passione.
Gli affreschi, che decorano la cappellina, per molto tempo attribuiti allo stesso Battista, sono invece legati alla pittura veronese del primo '400, opera di un altro artista, che risentiva dell'influenza dell'Altichiero, come ben si nota nella rappresentazione della crocifissione, nella lunetta di fondo, ripresa da un'analoga scena dipinta appunto dall'Altichiero per una cappella, nella chiesa del Santo, a Padova.
Qui, nella cappellina di San Giorgio, questa Passione contiene in verità una drammaticità del tutto sconosciuta al Battista.
La volta a crociera presenta, nel medaglione centrale, Cristo, e nei rosoni delle vele i quattro evangelisti. Il Maestro è effigiato con in mano il vangelo da trasmettere per la salvezza dell'uomo. Opera a cui si prestano gli evangelisti.

Nella lunetta orientale in tre sequenze pittoriche sono dipinti altrettanti momenti della vita di Gesù: il primo, povero e semplice presepe; la Pietà, con il Cristo Passo dove tutto sembra essersi compiuto; la risurrezione, col Cristo che impugna il vessillo del trionfo.
L'ultima lunetta, quella sulla parete opposta, sembra riportare alla pittura cavalleresca tardo-gotica, nella rappresentazione del san Giorgio a cavallo che uccide il drago e libera la principessa.


video di Flores Munari
testo di Giovanni Matteo Filosofo

martedì 27 giugno 2023

Avvisi funebri (FC)


 

Contra' TEZZE di Arsiero

Come ben sapete io ho un'adorazione per tutte le Contra', (possibilmente abitate). Se potessi le farei patrimonio dell'UNESCO!

foto di Flores Munari











Il vento



Dir vento sembra poca cosa 


proveremo allora a discettar la cosa. 



Su nostro pianeta amato


da quando la terra gira 


subito s'è alzato il vento


e cosa sia ognun lo sa


di che forma e colore sia 


nessun di noi lo sa


il vento non si vede 


esiste, c'è e si sente 


e nessuno mai lo ha visto. 


Si manifesta solo 


in polvere che smuove 


solleva e turbinare fa 


tante varie cose. 


Nel manifestare sua presenza


sfiora e accarezza guancia


smuove e scompiglia capelli


svolazzare vestiti e frange 


sfarfallio di foglie d'alberi


gonfia vele di velieri  


in alti pennoni garrir di bandiere  


scuote imposte e porte 


melodie e suoni fa volare 


e trasporta poi nell'etere 


tintinnar sonagli e campanelli 


bronzei rintocchi di campane


rimbalzar nell'aria fà


sibila concerto fra anfratti 


e spifferi di porte


se pertugi trova 


asciuga panni e teli stesi


piegare fa l'erbetta 


scuoter spighe di dorato grano 


girar dei fiori le corolle 


disperde semi di fiori e alberi 


per trasportar così, in altri terreni 


per poter poi fruttificare


e volteggiare fà 


incerte farfalle e insetti 


sostiene volo di alati uccelli 


aiuta volo umano a vincere gravità


vivacizza fuoco amico con alacrità


raggruppa nuvole su nel cielo 


 e galoppar veloci poi le fà


disperde pioggia in raffiche


e in mulinelli veloci girare fà


vaporizza sospese gocce d'acqua 


per creare arcobaleni 


girare ruote di mulini a vento


e pale eoliche per aver elettricità


del mare accarezza superficie 


e con leggera brezza correr fà


l'onde a frangersi su rena canterina


più forte, fa mugghiar alte onde


rafforza e ingrossa ancora 


in veloce mulinello in mare 


sale verso l'alto, aumenta velocità 


in tondo sempre più e crea tornado 


raggiunge terra, spezza spazza


distrugge ogni cosa incontra


rafforza e in uragano vive 


abbatte alberi e distrugge ogni cosa.


Entrare in galleria con mezzo  


e all'uscita sul cavalcavia


raffica umida di veloce e forte vento 


deviare e sbandar auto fa.


E dir anche di vento solare 


che caldo arriva a noi su terra


Dir quanti nomi ha, più difficile sarà. 


Rosa dei venti con nomi astrusi 


ed evidenti  a segnalar direzione. 


da Nord  la Tramontana soffia


da Nord Est  il Grecale o Bora a Trieste


da Est  il Levante da Oriente


da Sud Est  lo Scirocco o Garbino umido


 da Sud il Mezzogiorno o Ostro 


da Sud Ovest il Libeccio o Garbino a Genova


da Ovest  il Ponente  a Roma 


da Nord Ovest il Maestrale a Roma o Venezia   


E Grazie allora caro amico vento 


e avanti tutta con il vento 


in poppa ad ogni nave 


e veliero Amerigo Vespucci 


che più di ognun di noi ne sa.


Francesco   13 01 2023

Appuntamenti a Rotzo


 

Corsi pizza

 


Autonegozio Minimarket Natacri di Arsiero

 





A San Pietro Natalino si ferma nel parcheggio sotto al Municipio, nella piazza della chiesa, nel parcheggio del Casèlo e poi in Contra' Lucca



lunedì 26 giugno 2023

Filosofia, cultura e...


Quando qualcuno chiede a cosa serve la filosofia, la risposta deve essere aggressiva, poiché la domanda è ironica e pungente. La filosofia non serve né allo Stato né alla Chiesa, che hanno altre preoccupazioni. Non serve a nessun potere stabilito. La filosofia serve a turbare. Una filosofia che non turba nessuno e non fa arrabbiare nessuno non è una filosofia. Essa serve a nuocere alla stupidità, fa della stupidità qualcosa di vergognoso. Non ha altro uso che questo: denunciare la bassezza del pensiero in tutte le sue forme.

Dovrà inoltre formare uomini liberi, che non confondano cioè i fini della cultura con gli interessi dello Stato, della morale o della religione, combattere la cattiva coscienza che hanno usurpato in noi il pensiero.
È vero che stupidità e bassezza continuano a esistere, ma non è un buon pretesto per decretare lo scacco della filosofia, giacché, se non fosse per quel po’ di filosofia che in ogni epoca ha impedito loro di spingersi sin dove volevano, esse avrebbero oggi proporzioni ancora maggiori.
Gilles Deleuze-“Nietzsche e la filosofia”

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...