mercoledì 30 novembre 2022

Chi prende il caffé con me?




«Io sono un uomo antico, che ha letto i classici, che ha raccolto l’uva nella vigna, che ha contemplato il sorgere o il calare del sole sui campi.»

Pasolini aveva ragione. Neanche a me piacciono questi tempi moderni. Ne detesto la fretta, il frastuono, la volgarità. Detesto le grandi folle, i centri commerciali che costringono la gente a dannarsi l’anima per comprare cose di cui non hanno bisogno. Ma soprattutto detesto il “fare”. Il fare ad ogni costo qualcosa. Sempre, in ogni momento la società di oggi ci esorta a fare qualcosa. 

Fermatevi! Fermatevi per qualche istante. Spegnete la televisione, dimenticatevi dei telegiornali, della politica, della guerra, non pensate ai giornali e ai loro inutili allarmismi, non pensate ai vostri impegni, alle cose da fare, alle preoccupazioni per il lavoro e per il futuro, non pensate a niente di tutto questo! Rallentate. Guardate ciò che vi sta davanti: un cielo, un albero, un giardino, il mare. Fate vostra la dolcezza del silenzio, la dolcezza della solitudine. 

Io quando sono a Roma in inverno, vado a camminare sulla spiaggia. C’era uno scrittore, che diceva che il «mare è lo specchio dell’anima, andiamo da lui quando ne abbiamo bisogno.» Il mare d’inverno è ancora più bello. Non ci sono folle, rumori, confusione e mentre cammini, hai come l’impressione che appartenga a te, a te soltanto. Ascolto il suono delle onde che si infrangono contro la battigia. Il vento che sussurra. Guardo il cielo infinito, alto, immenso. E mi domando cosa ci sia là, dove il cielo si perde nel mare, oltre l’orizzonte. Vengo quassù per pensare. Per ritrovare chi sono. Per vivere una vita segreta, libera da “servaggi, obblighi o catene”. Oggi auguro a voi tutti di trovare un posto, un luogo speciale che vi faccia vibrare l’anima, ma soprattutto vi auguro di avere il tempo per ritrovarvi. 

G. Middei







martedì 29 novembre 2022

Chi prende il caffè con me?




Ieri sera alle 23.00 io, Nita e Snoopy abbiamo deciso di vivere un'esperienza insolita, nuova per tutti e tre: andare a fare una passeggiata fino alla Cappella dell'Emigrante totalmente al buio!!! Nita ha prestato a Snoopy la pila da minatore, era tutto orgoglioso della novità da indossare e avrebbe sicuramente desiderato incontrare qualcuno che gli facesse pure qualche complimento...

Invesse... catà gnanca un can...😂😂😂 

Siamo saliti per i Checa e ritornati per Via Regina Margherita. Emozioni strane, indefinibili... un pensiero per i nostri Avi che per loro era una normalità e siccome che l'uomo poi si abitua a tutto... ci abitueremo anche a questo.

Quattro i punti illuminati: la banca, lucette natalizie da Carlo della Gigia, il Municipio e l'erogatore automatico di sigarette di Alberto. Qualche rara finestra privata.

Forse con la luna piena potrebbe aver avuto un fascino diverso...😊

Purtroppo solo quando vengono a mancare si apprezzano le cose, le situazioni, le Persone che diamo solitamente per scontate...








 




lunedì 28 novembre 2022

Partiti e non più tornati


Tutto in un’immagine, l’ultima immagine: la corriera se ne va e Antonio saluta dai vetri la sorella Giovanna che lo ha accompagnato. Questa semplice immagine, quasi uno scatto fotografico fatto con gli occhi, è diventata il ricordo di un fratello partito per la guerra, andato in Russia e poi risultato disperso come tanti altri ragazzi. Anche a Pedescala tanti sono partiti per non tornare più, ma nel cuore dei famigliari c’è sempre stata una flebile speranza di un ritorno, di un miracolo che potesse riportare quei soldati dalle loro famiglie. Quando mi sono sposata e ho conosciuto la storia della famiglia di mio marito, ho sempre sentito forte, specialmente da parte della sorella Giovanna, quel legame profondo e indissolubile, quel trasporto forte e la speranza continua, di rivedere quel ragazzino partito per il fronte. Mio marito porta il suo nome, come si usava un tempo e nel testamento di Giulio Giacomelli detto Bazzon e poi di Umberto, padre e fratello del disperso, c’è una nota che riguarda Antonio: si prega, se qualora tornasse a casa, di dividere equamente con lui le sostanze della famiglia. In casa c’è sempre stata e c’è ancora oggi, la foto del giovane disperso accanto a quella del paracadutista, presenze da tenere sempre a mente con rispettoso ossequio. Del giovane alpino, oltre ai comunicati che sono arrivati dal Governo di quel tempo, ho trovato la bustina copricapo della coscrizione, con ricamato l’anno di nascita 1922: la conservo con rispetto e lo farò fino a che mi sarà possibile. Anche una foto che ho trovato ha destato la mia curiosità e ho cercato di saperne di più, scoprendo che al passaggio della “Madonna Pellegrina”, le immagini dei due figli che erano in guerra, sono state poste intorno alla statua della Vergine Maria, come una sorta di protezione. Ho chiesto a Fausta, pochi giorni prima che se ne andasse, come avveniva questo passaggio della Madonna e mi ha spiegato che ogni famiglia che lo desiderava, prenotava la sosta, preparava un altare, lo abbelliva con ciò che di più bello possedeva e per il tempo che restava nella casa, ci si dava il turno per rimanere in preghiera. Tornando ad Antonio la sua storia mi è stata raccontata tante volte, aveva avuto una scottatura con il latte e per questo la famiglia pensava non potesse essere chiamato alle armi, ma poi temeva che per lui tutto sarebbe stato più difficile. Avevo scritto una poesia che ho attaccato all’album di famiglia, pensando a questo giovane alpino, non sapendo niente di quello che gli era accaduto e quindi facendo supposizioni grazie ai racconti di chi era tornato. Ma un giorno, esattamente nell’aprile del 1996, è arrivata la comunicazione dal Ministero della Difesa, dove venivano date notizie di Antonio. Era stato catturato dalle FF.AA. Russe, internato nell’ospedale n. 3007 FOSFORITNJ regione VJATKA, dove è deceduto il 7/07/1943. Non è stato possibile recuperare e rimpatriare i resti mortali, perché sepolto assieme a soldati di altre nazionalità, in fosse comuni. Allegata c’era una cartina,  dove si poteva individuare la zona. Le tre sorelle, Angelina, Giuseppina e Giovanna, hanno così appreso la fine del loro giovane fratello e la notizia è stata meno dolorosa per il semplice motivo che, essendo in ospedale, hanno pensato che forse qualcuno potrebbe avergli tenuto la mano. È una storia come tante, modificata dal corso della guerra, ma tenuta viva nel ricordo di chi era rimasto e anche se tutto questo andrà inevitabilmente dimenticato con il passare delle generazioni, ho voluto parlarne per rendere omaggio al giovane alpino e con lui a tutti i soldati che non sono più tornati dal fronte.

Lucia Marangoni Damari

23/11/2022








Giovane Alpino

Insieme a tanti sei partito
il cuore a casa l’hai lasciato
sembravi indifeso, impaurito,
ma pensavi che presto saresti tornato.

Non si potrà mai sapere
il tragico destino
le sofferenze vere,
di quel ragazzo, ancora bambino.

Il freddo, la neve,
gli occhi umidi, bagnati
da un pianto lieve...
i passi sempre più affaticati...

Attraversando terre sconfinate
senza nessun aiuto,
le membra quasi ghiacciate,
ma darti forza hai saputo.

Chissà che cosa avrai pensato
in quella distesa immacolata,
ti sarai sentito braccato
e la mamma l’avrai certo chiamata!

Avrai rivolto il pensiero,
a tutti i tuoi cari
l’ultimo davvero,
di lasciarli della tua sorte ignari...

O giovane soldato
nella neve disperso,
di rivederti abbiamo sperato,
ma il tuo ricordo non sarà mai perso!

Che triste non sapere
come e dove sei finito,
per te solo le nostre preghiere
così resterai a noi unito.

Forse non hai tomba, 
né foto, né iscrizione,
magari sepolto da una bomba
come tanti, senza distinzione.

Ma io immagino che tu sia
disteso in un prato in fiore,
tanti uccelletti che ti fanno compagnia,
il sole che ti dà il suo tepore...

O giovane alpino, 
dove sarai?
Al nostro cuore sei vicino
e per sempre così resterai!

Ovunque tu sia, 
ti arrivi la mia voce e il vento, 
sussurrando dolcemente, 
ti porti le mie parole.

Lucia




A Rotzo han ricordato la giornata della violenza contro le Donne così

Ieri sera ci siamo ritrovati in una quarantina sotto l'albero, un gruppetto di sognatori e idealisti che non ha smesso di credere in un mondo libero dalla violenza sulle donne. Abbiamo percorso, spandendovi luce, le vie del paese fino alle scuole comunali, dove siamo stati accolti da un grande cuore, realizzato dai bambini della primaria. Qui è stato letto il testo preparato dai volontari di Spazio Donna, l'associazione che si occupa di assistere le vittime di soprusi e violenze. Nella vicina ludoteca ognuno ha potuto scrivere una sua considerazione sul senso di questa giornata; la frase più bella verrà poi riportata sulla panchina rossa che verrà posizionata prossimamente. Al ritorno un momento di sosta presso la Madonna Pellegrina, con una preghiera per chi ha subito violenza, in qualunque forma, e per i loro figli, vittime ancor più incolpevoli, che a volte si ritrovano privati di entrambi i genitori. Anche per gli uomini, perché ogni loro azione sia sempre guidata da rispetto e responsabilità. Ci siamo ritrovati nuovamente sotto l’albero e salutati con l’omaggio ad ogni partecipante di un rametto di agrifoglio, carico di lucenti bacche rosse. Proprio fra un mese sarà Natale.

Biblioteca civica di Rotzo





domenica 27 novembre 2022

Chi prende il caffè con me?



Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere rispetto a quanto ho vissuto finora. 

Mi sento come quel bimbo cui regalano un pacchetto di dolci: i primi li mangia con piacere, ma quando si accorge che gliene rimangono pochi, comincia a gustarli intensamente.

Non ho più tempo per riunioni interminabili, in cui si discutono statuti, procedimenti e regolamenti interni, sapendo che alla fine non si concluderà nulla. Non ho più tempo per sopportare persone assurde che, oltre che per l’età anagrafica, non sono cresciute per nessun altro aspetto. Non ho più tempo, da perdere per sciocchezze. Non voglio partecipare a riunioni in cui sfilano solo “Ego” gonfiati. Non ho più tempo per i manipolatori, gli arrivisti, gli approfittatori. Mi disturbano gli invidiosi. Ho poco tempo per discutere di beni materiali o posizioni sociali.

Amo l’essenziale, perché la mia anima ora ha fretta. Adesso voglio vivere tra esseri umani sensibili. Gente che sappia amare e burlarsi dei suoi errori. Gente che non si vanti dei suoi lussi e delle sue ricchezze. Gente che non sfugga alle sue responsabilità. Gente che difenda la dignità umana. Voglio circondarmi di gente che desideri vivere con onestà e rettitudine. Perché solo l’essenziale fa sì che la vita valga la pena viverla.

Ho fretta per vivere con l’intensità che solo la maturità ci può dare. Il mio obiettivo, é andar via in pace con i miei cari e con la mia coscienza. Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una. 

Mario de Andrade

poeta brasiliano


Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire.




Che bello il paesello😊

 

foto di Carla Pesavento

sabato 26 novembre 2022

Chi prende il caffè con me?





Perché per andare a New York da Mosca in aereo si passa per l'Islanda? Il volo non dovrebbe essere dritto in modo da risparmiare chilometri e carburante? No!

Proprio per risparmiare chilometri e carburante gli aerei sfruttano, udite udite, la sfericità della Terra. Gli aerei per fare tratte intercontinentali (come quella mostrata in figura) seguono le cosiddette rotte ortodromiche. L'ortodromia è la linea più breve che permette di congiungere due punti su una sfera. Dunque gli aerei applicano la geometria alle loro rotte di volo ed ecco spiegata la curiosità sui percorsi.
La curvatura terrestre è visibile anche dalla superficie terrestre.




I video di Gino Sartori

 

18 Novembre 2022
L'Ortigara è stata teatro di feroci battaglie durante la Prima Guerra Mondiale.
Nella battaglia dell'Ortigara, combattuta tra il 10 e 29 giugno 1917, persero la vita più di 20.000 soldati italiani.
A memoria dei Caduti, sulla cima si trova la colonna mozza, su cui sono incise le parole:
PER NON DIMENTICARE.
La colonna mozza fu eretta nel 1920, in occasione della prima Adunata dell'Associazione Nazionale Alpini.

venerdì 25 novembre 2022

 




Chi prende il caffè con me?

 



Festa della Contra' Costa 2009 - foto da dvd🥴

1 Annamaria Slaviero detta Nené 2 Irma Ninato 3... 4... 5 Laura Righele 6 moglie di Mario Galo 7 Nita Munari 8 Irene moglie di Ceo 9... 10 Cristina Slaviero 11 Marilisa Carraro 12 Basso... 13 Giacon... 14 Alda Toldo 15...



Da Santa Caterina se no la ghe zé ala sera... la ghe zé ala matina... come son cambiati i tempi...🥴🥴🥴

Christmas train a Cogollo


 

giovedì 24 novembre 2022

Stare al buio

 


I nostri avi, ai loro tempi, erano abituati a stare al buio, a illuminare quel che bastava con candele o lampade a olio, a vivere senza corrente elettrica.  

Per noi oggi, abituati con un clic ad accendere ogni cosa, tutto questo sembra impossibile eppure non si tratta di secoli fa… 

In questo periodo, dove dobbiamo stare più attenti ai consumi, dove la sera la luce pubblica è accesa in alternanza, ci accorgiamo di quante cose facciamo ogni giorno con la corrente elettrica e di quanto sarebbe difficile se non impossibile, vivere senza. Spesso quando la sera ritornando a casa dal cimitero, mi capita di guardare Tonezza con le sue piccole luci che spiccano nel buio, mi ritorna alla mente una storiella che mi raccontava mio papà. Non so se corrisponde a verità o se è una leggenda, ma il contenuto rivela la realtà di quei lontani tempi.

Si narra che una giovane ragazza di Tonezza si sia soffermata di sera a guardare giù, verso il paese di Pedescala e vedendolo illuminato, avesse pronunciato queste parole: "Il primo che arriva da quel paese lo sposo!" 

Mio papà mi spiegava che abitare in un paese illuminato era una cosa talmente importante, che si era disposti a fare qualsiasi cosa per godere di questo lusso.  Così, quando guardo Tonezza di sera, immagino quella ragazza di tanto tempo fa e sento riecheggiare le sue parole, piene di speranza di una vita “illuminata”.

La corrente elettrica è un bene prezioso e ci accorgiamo quando manca di quanto la usiamo senza rendercene conto, di quanto è parte importante dei nostri giorni e per questo dovremmo imparare a usarla con più intelligenza.  

Lucia Marangoni Damari

Pedescala 21/11/2022

Libri e storia a km zero


 

mercoledì 23 novembre 2022

Chi prende il caffè con me?






Le piante che fioriscono nella fredda stagione: L’ARALIA.

Avete fatto caso anche voi che ogni periodo ha le sue mode anche con pianti e fiori? Quando non c'era il benessere attuale, le piante d'appartamento venivano "regalate" più che acquistate; solitamente in occasioni di matrimoni o comunque altre occasioni "speciali". Che io ricordi, l'aralia era anche il classico regalo di fine anno alla Maestra. Stiamo parlando di taaanti anni fa...😊 poi c'è stato il boom del tronchetto della felicità e dell'orchidea. Da anni oramai i vivai sono nati come funghi e offrono che l'imbarazzo della scelta... visto che è una pianta spartana e pure bella, devo cercarla e rivalorizzarla😊



La Fatsia japonica, conosciuta con il nome comune di Aralia, è originaria del Giappone e della Corea del sud dove è molto diffusa. E’ una pianta ornamentale che cresce bene nella penombra.
Soffre il sole diretto e il caldo, mentre non teme il freddo, infatti resiste anche a temperature molto basse.
Fiorisce da fine ottobre con numerosi piccoli fiori di colore bianco-crema, raggruppati in vistose infiorescenze ad ombrello. Successivamente i fiori danno origine a bacche verdi che virano di colore fino a diventare nere a maturazione completa.
Questo arbusto sempreverde, di medie dimensioni, con grandi foglie coriacee, palate, divise in otto lobi marcati da evidenti venature chiare, veniva un tempo coltivato come pianta da appartamento in Europa, in quanto non se ne conoscevano le esigenze colturali, e l’aspetto esotico lo rendeva perfetto per i grandi saloni luminosi. Da molti anni entra a far parte degli arbusti decorativi per il giardino, grazie alla sua grande adattabilità, anche in condizioni che potrebbero risultare avverse per la gran parte degli altri arbusti. La fatsia assume negli anni un portamento tondeggiante, con i sottili fusti eretti, o arcuati, che portano le grandi foglie scure e lucide; le dimensioni massime sono di solito contenute, e non superano i 3-4 metri di altezza, anche perché i fusti più vecchi tendono a divenire sempre più deboli, mentre alla base dei fusti si sviluppano nuovi germogli. In primavera la pianta produce fusti sottili, ben ramificati, che portano alcune infiorescenze tonde, costituite da molti piccoli fiori bianchi, a cui fanno seguito alcuni frutti scuri, non commestibili. Tipicamente le foglie della fatsia sono di colore verde scuro, esistono però varietà a foglie variegate di bianco, o anche la particolare varietà detta “Spider’s web” con il fogliame ricamato da una sottile ragnatela di linee bianche, molto particolare.
[giardinaggio.it]








Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...