Tutto in un’immagine, l’ultima immagine: la corriera se ne va e Antonio saluta dai vetri la sorella Giovanna che lo ha accompagnato. Questa semplice immagine, quasi uno scatto fotografico fatto con gli occhi, è diventata il ricordo di un fratello partito per la guerra, andato in Russia e poi risultato disperso come tanti altri ragazzi. Anche a Pedescala tanti sono partiti per non tornare più, ma nel cuore dei famigliari c’è sempre stata una flebile speranza di un ritorno, di un miracolo che potesse riportare quei soldati dalle loro famiglie. Quando mi sono sposata e ho conosciuto la storia della famiglia di mio marito, ho sempre sentito forte, specialmente da parte della sorella Giovanna, quel legame profondo e indissolubile, quel trasporto forte e la speranza continua, di rivedere quel ragazzino partito per il fronte. Mio marito porta il suo nome, come si usava un tempo e nel testamento di Giulio Giacomelli detto Bazzon e poi di Umberto, padre e fratello del disperso, c’è una nota che riguarda Antonio: si prega, se qualora tornasse a casa, di dividere equamente con lui le sostanze della famiglia. In casa c’è sempre stata e c’è ancora oggi, la foto del giovane disperso accanto a quella del paracadutista, presenze da tenere sempre a mente con rispettoso ossequio. Del giovane alpino, oltre ai comunicati che sono arrivati dal Governo di quel tempo, ho trovato la bustina copricapo della coscrizione, con ricamato l’anno di nascita 1922: la conservo con rispetto e lo farò fino a che mi sarà possibile. Anche una foto che ho trovato ha destato la mia curiosità e ho cercato di saperne di più, scoprendo che al passaggio della “Madonna Pellegrina”, le immagini dei due figli che erano in guerra, sono state poste intorno alla statua della Vergine Maria, come una sorta di protezione. Ho chiesto a Fausta, pochi giorni prima che se ne andasse, come avveniva questo passaggio della Madonna e mi ha spiegato che ogni famiglia che lo desiderava, prenotava la sosta, preparava un altare, lo abbelliva con ciò che di più bello possedeva e per il tempo che restava nella casa, ci si dava il turno per rimanere in preghiera. Tornando ad Antonio la sua storia mi è stata raccontata tante volte, aveva avuto una scottatura con il latte e per questo la famiglia pensava non potesse essere chiamato alle armi, ma poi temeva che per lui tutto sarebbe stato più difficile. Avevo scritto una poesia che ho attaccato all’album di famiglia, pensando a questo giovane alpino, non sapendo niente di quello che gli era accaduto e quindi facendo supposizioni grazie ai racconti di chi era tornato. Ma un giorno, esattamente nell’aprile del 1996, è arrivata la comunicazione dal Ministero della Difesa, dove venivano date notizie di Antonio. Era stato catturato dalle FF.AA. Russe, internato nell’ospedale n. 3007 FOSFORITNJ regione VJATKA, dove è deceduto il 7/07/1943. Non è stato possibile recuperare e rimpatriare i resti mortali, perché sepolto assieme a soldati di altre nazionalità, in fosse comuni. Allegata c’era una cartina, dove si poteva individuare la zona. Le tre sorelle, Angelina, Giuseppina e Giovanna, hanno così appreso la fine del loro giovane fratello e la notizia è stata meno dolorosa per il semplice motivo che, essendo in ospedale, hanno pensato che forse qualcuno potrebbe avergli tenuto la mano. È una storia come tante, modificata dal corso della guerra, ma tenuta viva nel ricordo di chi era rimasto e anche se tutto questo andrà inevitabilmente dimenticato con il passare delle generazioni, ho voluto parlarne per rendere omaggio al giovane alpino e con lui a tutti i soldati che non sono più tornati dal fronte.
Lucia Marangoni Damari
23/11/2022
Giovane Alpino
Insieme a tanti sei partito
il cuore a casa l’hai lasciato
sembravi indifeso, impaurito,
ma pensavi che presto saresti tornato.
Non si potrà mai sapere
il tragico destino
le sofferenze vere,
di quel ragazzo, ancora bambino.
Il freddo, la neve,
gli occhi umidi, bagnati
da un pianto lieve...
i passi sempre più affaticati...
Attraversando terre sconfinate
senza nessun aiuto,
le membra quasi ghiacciate,
ma darti forza hai saputo.
Chissà che cosa avrai pensato
in quella distesa immacolata,
ti sarai sentito braccato
e la mamma l’avrai certo chiamata!
Avrai rivolto il pensiero,
a tutti i tuoi cari
l’ultimo davvero,
di lasciarli della tua sorte ignari...
O giovane soldato
nella neve disperso,
di rivederti abbiamo sperato,
ma il tuo ricordo non sarà mai perso!
Che triste non sapere
come e dove sei finito,
per te solo le nostre preghiere
così resterai a noi unito.
Forse non hai tomba,
né foto, né iscrizione,
magari sepolto da una bomba
come tanti, senza distinzione.
Ma io immagino che tu sia
disteso in un prato in fiore,
tanti uccelletti che ti fanno compagnia,
il sole che ti dà il suo tepore...
O giovane alpino,
dove sarai?
Al nostro cuore sei vicino
e per sempre così resterai!
Ovunque tu sia,
ti arrivi la mia voce e il vento,
sussurrando dolcemente,
ti porti le mie parole.
Lucia