lunedì 31 maggio 2021

Fiori e colori

Anche quest’anno, grazie alla Pro Loco di Pedescala, il paese si è colorato come un arcobaleno, rendendo più belli e piacevoli alcuni scorci. Grazie all’impegno di tante donne di Pedescala e anche alcuni uomini, nel pomeriggio di venerdì,  cercando l’armonia dei colori, sono stati invasati e posizionati molti fiori e piante.

Piantare non è difficile, ma curare e annaffiare regolarmente è impegnativo, però ci sono persone che si sono rese disponibili a farlo costantemente.  Un anticipato GRAZIE a chi si prenderà cura delle fioriere di tutto il paese, specialmente quelle del ponte dove bisogna arrivare con le taniche d’acqua…

È grazie alle persone che tengono al proprio territorio, che avremo il piacere e la gioia di riempirci gli occhi di tanta bellezza, per molti mesi. 

Questi sono particolari che fanno la differenza!

Lucia Marangoni












                                                            

Dal boschetto di Alago - il pigliamosche



 

SNOOPY


 

domenica 30 maggio 2021

Il peso dell’Anima

【Gianni Spagnolo © 21E28】

Noi siamo classificati come animali, non già perché abbiamo un’anima, quanto per il fatto che, a differenza dei minerali e dei vegetali, siamo animati, ossia possiamo muoverci. L’essere umano però, diversamente dagli altri animali, ha anche un’anima trascendente, cioè una dimensione spirituale, o perlomeno dovrebbe averla. Questo è ciò che ci insegna la nostra cultura cristiana, ma qui entriamo nell’ambito della Fede, giacché l’anima, per sua natura, è intangibile; nonché unica, originale e irripetibile. E soprattutto: imponderabile.

Gli americani, si sa, sono molto più pratici di noi e poco avvezzi a perdersi in quisquilie filosofiche, perciò si sono interrogati praticamente sulla consistenza dell’anima. La cosa impensierì particolarmente un medico statunitense, tal Duncan McDougall, il quale si mise in testa di misurare niente meno che il peso dell’anima, dimostrandone così intrinsecamente l’esistenza.  Secondo McDougall, infatti, al momento del trapasso il corpo umano perderebbe il peso della sua anima, libera di migrare verso altri e più incorruttibili lidi. Vabbè, sono americani!

L'esimio clinico approntò lo studio iniziando con sei soggetti di prova, appositamente selezionati per pesarne l’anima. Di questi il medico registrò il peso durante la degenza e in prossimità della morte poggiando i loro letti d’ospedale su bilance precisissime, con un margine d’errore di 5,6 grammi. Quattro dei pazienti erano tubercolotici, uno diabetico e l’ultimo soffriva d’un morbo imprecisato.

Lo scrupoloso dottore si prese la briga di registrare non solo l’ora esatta del decesso di ciascun paziente, ma anche il tempo totale trascorso sul letto, nonché eventuali variazioni di peso avvenute nei pressi del momento del trapasso. Calcolò persino le perdite di fluidi corporei come il sudore e l’urina e perfino i gas.  Constatò così che uno dei pazienti perse immediatamente del peso, ma poi lo recuperò, mentre altri due persero subito del peso, ma pochi minuti dopo ne persero ancora di più. Uno dei pazienti perse 21,3 grammi al momento della morte. McDougall ignorò i risultati di due casi per ragioni tecniche e sperimentali. Da bravo scienziato pensò bene di sottoporre anche 15 cani allo stessa procedura, non registrando in questo caso nessuna perdita di peso. Passarono ancora sei anni, probabilmente per valutare attentamente i dati, prima che questo studio fosse reso pubblico tramite un articolo apparso nel 1907 su American Medicine e anche sul New York Times, in un articolo che ebbe un discreto successo mediatico. La conclusione di MacDougall fu sorprendente: L’anima pesa 21 grammi; 21,3, per essere precisi!

Intervistato dal Times, McDougall disse che in un caso, quando il soggetto morì, la scala della bilancia cadde improvvisamente, come se qualcosa si fosse immediatamente sollevato dal corpo. La comunità scientifica non accettò gli studi del medico, non essendo del tutto chiari i meccanismi e i protocolli di osservazione, tuttavia questi ebbe un notevole seguito di sostenitori. Pare che da allora non sia stata condotta un’altra ricerca simile e il “peso dell’anima” è perciò rimasto fissato a quei 21 grammi.

Questo ci porta a considerare che ridurre o annullare la nostra anima non è un buon sistema per perdere peso, in questa nostra società opulenta, ipernutrita e assillata dalla forma fisica. Forse, a questo fine, è meglio concentrarci un po’ di più su un’alimentazione equilibrata. Aumentare la nostra “Massa Spirituale” invece, non produce nessun effetto spiacevole sul nostro corpo e magari può trarne giovamento tutto l’insieme.


La pagina della domenica

 


30 maggio 2021

Mt 28,16-20
Santa Trinità
di Luciano Manicardi

In quel tempo gli undici discepoli, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».




La prima domenica dopo la Pentecoste è celebrazione della Trinità. Una celebrazione che può suscitare perplessità. Si tratta di una festa relativamente recente in quanto è solo nell’VIII secolo che Alcuino redasse una messa in onore del mistero trinitario come sostegno alla pietà privata, tanto che ancora nell’XI secolo papa Alessandro II non ritenne affatto obbligatoria questa celebrazione per la chiesa universale per il fatto che “ogni giorno l’adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode”. In effetti, questa festa non celebra un evento della storia della salvezza, ma colui che è all'origine di ogni evento di salvezza e che dunque è sempre al cuore di tutte le celebrazioni e di ogni celebrazione.

In ogni caso, noi oggi, dopo aver celebrato il compimento della Pasqua con la Pentecoste e il dono dello Spirito, entriamo nella contemplazione del Dio della prima e della nuova alleanza, del Dio creatore e redentore, il Dio rivelato pienamente da Gesù, il Dio che confessiamo Padre e Figlio e Spirito santo. Ma contemplare il volto di Dio significa anche vedere il riflesso che tale volto ha sulla vita ecclesiale e dunque vedere qual è il volto che la chiesa è chiamata ad assumere per essere fedele immagine del Dio rivelato quale Padre dal Figlio Gesù Cristo nella potenza dello Spirito. Volgere lo sguardo al Dio che ha inviato il Figlio nel mondo significa dunque anche porsi di fronte alla vocazione che la chiesa ha il mandato di adempiere nella storia. Il Dio trinitario è il Dio che è relazione e comunione in se stesso e che chiede alla chiesa, per narrarne il volto nella storia, di articolare le proprie relazioni anzitutto interne in comunione. Il Dio narrato dal Risorto che invia i discepoli nel mondo dopo aver detto loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18) chiede alla chiesa di esercitare la propria missione di evangelizzazione liberandosi di ogni potere proprio e contando unicamente sul potere universale del Risorto: quelle parole del Risorto sono una liberazione dal potere per i discepoli e per la chiesa, sono una liberazione dall’assillo di un potere umano e consentono alla chiesa di raggiungere ogni gente e popolo. Proprio quella liberazione dalla ricerca di potere umano è ciò che rende evangelizzatrice la chiesa trasformandola da povera chiesa a chiesa povera. Chiesa povera perché nulla le impedisca di essere spazio di presenza del Risorto e di porre ostacoli alla promessa di Cristo che è la vera ricchezza della chiesa sempre: “Io sono con voi fino alla fine del mondo”.

Quest’ultima espressione, che sigilla l’intero vangelo di Matteo, dice il fine ultimo della rivelazione del Dio trinitario: essere presenza accanto agli uomini, essere il Dio con noi, vicino a noi. Anche lì la rivelazione divina diventa indicazione del compito ecclesiale: siamo chiamati a essere presenza, a stare accanto, a farci prossimo, a avvicinarci gli uni agli altri perché la presenza di Dio è narrata da una persona che si fa vicina, da una presenza gratuita. Così è stato per Gesù, tanto che Matteo pone l’intero suo vangelo all’interno di un’inclusione fra il Gesù appena nato che è l’Emmanuele, il Dio con noi (Mt 1,23), e il Risorto che è ancora e per sempre il Dio con noi (Mt 28,20). Dio trinitario è il Dio che si fa presente accanto agli esseri umani con la sua parola e con il suo spirito che sono narrati da Gesù nel suo corpo e nella sua vita. Il come del Dio trinitario, il come si manifesti e agisca la Trinità di Dio noi lo vediamo nel Cristo e lo vediamo testimoniato dai vangeli.

Il testo evangelico si apre con l’indicazione degli Undici. Non i Dodici, ma gli Undici. È la comunità ferita, mancante. Attraversata dallo scandalo del tradimento di Giuda e della sua sconvolgente fine che Matteo ricorda: Giuda morì suicida (Mt 27,5). Il gruppo dei discepoli fu anche attraversato da questa indicibile tragedia: uno dei Dodici, uno degli uomini scelti a chiamati da Gesù a formare la sua comunità, morì suicida. Questo avvenne poco prima che Gesù stesso, arrestato e processato, venisse condannato a morte e crocifisso. Un seguito di eventi sconvolgenti, avvilenti e sfiancanti per la povera comunità di Gesù. Matteo ci pone di fronte a una comunità scossa, vacillante, smarrita, minata nella fiducia reciproca, sorpresa dagli eventi che si sono succeduti con ritmo incalzante negli ultimi momenti della vita di Gesù. Al momento dell’arresto, “tutti i discepoli abbandonarono Gesù e fuggirono” (Mt 26,56), C’è la fuga, la diserzione. Pietro addirittura rinnegò espressamente Gesù imprecando e spergiurando, con parole violente, tanto più urlate quanto più erano menzognere e disperate: “Pietro cominciò a imprecare e a giurare: ‘Non conosco quell’uomo’” (Mt 26,74). Ecco gli Undici. Un gruppo smarrito e spaventato, che deve fare i conti con ferite profonde lasciate da un passato che non potrà certo passare in poco tempo.

Eppure una cosa i discepoli sanno ancora fare. Una sola. L’unica essenziale. Ricordano la parola che Gesù aveva loro detto e vi obbediscono. “Andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro indicato” (Mt 28,16). Che poi il gesto della prostrazione e del contemporaneo dubbio debba essere inteso di tutti gli Undici o solo di alcuni, la sostanza non cambia molto. Se si intende l’espressione greca come fosse un partitivo, si tradurrà: “Vedendolo, si prostrarono, alcuni però dubitavano” (Mt 28,17). In questo caso si sottolinea la divisione interna alla comunità tra chi crede e chi dubita. Se si traduce invece: “Vedendolo, si prostrarono, essi però dubitavano”, la divisione è interna a ciascuno degli Undici. Nel cuore di ciascuno fede e non-fede si affiancano e coabitano. E questo è in continuità con il ritornello matteano della fede che nei discepoli è sempre poca, è sempre oligopistía, fede di breve durata, di fragile consistenza. Ma l’obbedienza alla parola di Gesù che ancora ricordavano, li àncora all’unica realtà che può dare loro un futuro: la parola del Signore. Obbedendo alla parola del Signore arrivano a incontrarlo. Va sottolineato il coraggio, non sappiamo quanto di fede e quanto di disperazione, nell’obbedire a quella parola. Sono andati là dove Gesù aveva detto loro. A quel Gesù che hanno abbandonato, che le donne hanno incontrato facendosi poi mediatrici del suo messaggio di Risorto ai discepoli (“Andate ad annunciare ai miei discepoli che vadano in Galilea: là mi vedranno”: Mt 28,10), a lui ora essi obbediscono e vanno là dove lui ha detto. Cosa sperano di trovare? Gesù stesso? Forse, forse solo alcuni; tuttavia se essi dubitavano anche mentre si prostravano a lui, è assai probabile che dubitassero anche prima, quando non lo vedevano e non l’avevano davanti.

Tuttavia la potenza dell’obbedienza è tale che, grazie ad essa, gli Undici incontrano il Risorto. E diventano depositari della promessa su cui potranno scommettere tutta la loro vita. Il Risorto promette loro: “Io sono con voi, sempre, tutti i giorni”. Una promessa che impegna però la fede dei discepoli, i quali ogni giorno dovranno esercitarsi all’arte di discernere la presenza del Risorto. E dovranno rinnovare la propria personale promessa fondandosi sulla promessa fedele del Signore Gesù: “Io sono con voi”. La chiesa rappresentata dagli Undici è la chiesa di sempre, credente e incredula al tempo stesso. Ma la poca fede non impedisce al Risorto di affidare a questi poveri credenti il mandato di evangelizzare tutte le genti. Di fronte questi poveri credenti, ecco la fiducia del Risorto che affida loro il compito evangelizzatore. Al quadro della pochezza e lacunosità del gruppo dei discepoli, fa poi contrastante riscontro il quadro di totalità di cui appare depositario il Cristo risorto.

Il testo parla di 4 totalità: totalità dell’autorità che Gesù ha ricevuto da Dio in cielo e in terra (v. 18); totalità delle genti a cui sono inviati i discepoli (v. 19); totalità di ciò che Gesù ha comandato ai discepoli e che questi devono insegnare alle genti (v. 20); totalità del tempo e della storia che vedrà la vicinanza del Risorto ai suoi inviati (v. 20). Come già detto, la condizione per ottemperare la missione che la chiesa riceve dal Risorto è la liberazione dalla ricerca di potere. Il Risorto concentra su di sé tutto il potere che riceve da Dio. Del resto, l’unico vero potere accordato da Cristo ai discepoli è il potere di rimettere i peccati. L’autorità nella chiesa (Mt 16,19), l’eucaristia (Mt 26,28), la missione (Lc 24,47) tendono alla remissione dei peccati. Sono la struttura spirituale e teologica con cui la chiesa può adempiere il suo mandato evangelizzatore strutturandosi come comunità in cui il potere del Risorto si rende visibile rendendola comunità del perdono, luogo della remissione dei peccati. Sempre la potenza evangelica dell’agire della chiesa è connessa a una perdita di potere mondano, a una dimensione di povertà. La chiesa che guarisce, che perdona, che rimette i peccati è la chiesa che vive la resurrezione di Gesù Cristo. E che risorge lei stessa dietro a lui vivendo libera dal peso del potere. Solo così la chiesa può compiere quella missione che non è soltanto spaziale (tutti i confini della terra), ma soprattutto temporale, in quanto l’evangelizzazione è compito da rinnovare per ogni generazione, per ogni essere umano che viene nel mondo. Ma in questo la chiesa può contare sulla promessa di Cristo: “Io sono con voi fino alla fine del mondo”.


LA FRASE

Le Persone più importanti non sono quelle con la testa piena di conoscenze, bensì quelle col cuore pieno d'amore, con le orecchie pronte ad ascoltare e con le mani pronte ad aiutare...




SNOOPY


 

sabato 29 maggio 2021

Una piccola oasi

La nostra valle, nonostante i disagi che vivono tutte le zone montane, offre a chi ci abita, a chi transita e al visitatore, piccoli angoli di paradiso. In ogni paesetto o contrada, sono presenti delle particolarità, che li rendono interessanti e unici: dagli antichi manufatti, a chiese, monumenti, allo scorrere dei ruscelli, al verde della montagna. Personalmente amo il posto in cui vivo: in un attimo mi inoltro nel bosco, quattro passi e raggiungo il torrente, mi guardo intorno e ammiro zone coltivate e verdi prati. Anche dalla ciclabile si possono gustare scorci di quel paesaggio talmente abituale, che a volte non riusciamo a vedere quanto sia “speciale”. C’è un luogo facilmente raggiungibile che, con la bella stagione, diventa il posto ideale per grandi, piccini e per le persone di ogni età. Si tratta della Pesca Sportiva “Oltra là" in località Barcarola di Valdastico. In un ambiente pensato e ben curato in ogni particolare, si trova un ampio parco giochi, dove i genitori possono tranquillamente tenere d’occhio i propri figli; c’è la possibilità di pescare, ci sono cavalli e struzzi, buon cibo e bevande, musica e tanto verde intorno.  Il tutto senza barriere architettoniche, quindi adatto a qualsiasi persona. Una piccola oasi, dove godere delle cose semplici e uniche che, anche in questo modo, il nostro territorio sa donarci.

Lucia Marangoni

                                        









L'angolo della Poesia



Torno adesso da un tramonto sul viale.

Cos'é questa spina che tormenta il mio cuore
ora che i tormenti conoscono la quiete.

Non so cosa pensare,
invecchia troppo in fretta il pensiero
ed io cammino lentamente.

Ho paura di cadere
nel fermo delle mie idee.

Francesca Stassi

SNOOPY


 

venerdì 28 maggio 2021

Un'avventura che ci ha contagiati, divertiti, rilassati e gratificati...

Credo che l'idea sia scaturita da un "cambio gomme invernali"😊e dalla voglia di rinnovamento, di colore, di voler "accendere" qualche angolo grigio della nostra Contra'.
Il risultato ottenuto ci ha gratificato delle parecchie ore che abbiamo impiegato per farlo. Speriamo possa essere apprezzato anche da chi passa di lì...😊

Marco Toldo, Luigi Benetti, Nita Munari, Cinzia Giacomelli, Carla Spagnolo










 








Capitello della Torra nei vari periodi

 



(foto di Francesco Lorenzi)

SNOOPY


 

giovedì 27 maggio 2021

Val d'Astico - Pedescala: veduta a volo d'uccello - (da Delmo Stenghele)

 



Astegetal - Stigevuze gasegt at vogel vluder
(dalla serie antichi paesaggi) la didascalia bilingue (italiano-tedesco) della missiva è sicuramente dovuta all'allora vicino confine di Stato di Casotto.
Cartolina postale spedita il 27-2-1913 (scritta in inglese) da Pedescala alla Marchesina Ilenia Buzzaccarini - Villa Miari Anconetta Vicenza.
Da notare l'assenza delle scuole elementari e l'attuale canonica (1907-1909) però il fabbricato dell'asilo c'è (1902); la sede delle scuole era sito nella casa dei "Tati" (in Borgo Mazzini) ed i fabbricati della vecchia canonica davanti alla Chiesa. E' ancora eretto il cinquecentesco arco dei "Mattiuni" e la grande fontana è perpendicolare alla posizione attuale, nonché al posto della piazza il ciclopico masso di KAMMESTOAN.

Dal boschetto di Alago

 

codirosso femmina

Codirosso maschio


Averla - rejestola 

picchio verde



Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...