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Visualizzazione dei post da maggio, 2019

La grande Rogazione di Asiago

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Conosco il profumo dei ciliegi della Val Piana a Foza, il vento che accarezza Lusiana, la grandezza dei noci dei prati di Conco. Ho amici, che attendono la nostra allegria, alle Fosse di Enego. Distinguo il suono delle campane di Cesuna da quello delle campane di Canove o di Treschè Conca. So la profonda vastità della Val Frenzela a Gallio. Sento il tiepido sole, prima di tutti gli altri soli, della riviera di Roana e Mezzaselva. Bevo l’acqua delle fonti ai Lamara di Asiago, e conosco i prati, verdi e larghi, alle Ave. Sono di Rotzo ma sono vissuto, da sempre in altopiano. C’è un solo giorno in cui non mi sento asiaghese: e questo è il giorno della Grande Rogazione. La faccio da quando, ragazzo al liceo, fui invitato, come avviene, dai compagni di classe a fare questo cammino assieme a loro nella gioia euforica dell’adolescenza. La faccio sempre, sentendomi accettato ma “foresto” nell’anima. Perché la Rogazione è il giorno di Asiago, degli asiaghesi. E’ l’anima della gente di Asia...

Coltivando pomodori

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(Granfati-Mariano Castello)

Dàghe de doja!

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[Gianni Spagnolo © 190525] M’è sempre piaciuto  trapolàre  col legno, fin da bambino. Allora giravo con l’inseparabile coltello a serramanico in tasca, come tutti del resto. Serviva per molteplici usi: decorare bastoni, far fionde, archi, frecce, trappole,  bàiti, bachetùni  e mille altre robe. Di riflesso anche sotto naja alpina, quando si voleva negare qualcosa, si diceva sarcasticamente alle  burbe :  fàtelo de legno!   Porto ancora sulle mani le cicatrici di quegli apprendistati e ne ricordo una per una le circostanze. Era una passione di famiglia, dato che anche mio nonno e mio padre amavano lavorare il legno. Mio padre poi era particolarmente abile con l’ascia: grazie alla pratica giovanile di necessità e all’arte di carpentiere, riusciva a fare con la scure lavori che normalmente necessitavano di utensili ben più specifici. Anche con il sasso se la cavava bene; lo squadrava con pochi azzeccati colpi riconoscendo ad occhio le ...

Basta un po' d'immaginazione ...

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Ricordando un pensiero di  Sòf'ja Andrèevna Bers  (1844–1919), scrittrice russa e moglie di Lev Tolstoj:   Come sempre succede, tutti abbiamo una immaginazione ricca e una vita povera.  Immaginare  si può tutto, migliaia di mondi diversi,  vivere  bisogna nel cerchio più ristretto.