I sentieri della Val d'Assa
Il fondovalle offre molte possibilità a chi vuole immergersi tra i boschi, percorrere sentieri, scoprire nuovi luoghi, arricchire la propria cultura, ma più di tutto sa dare l’opportunità di poter passare ore serene a contatto con la natura: oggi parliamo nello specifico della Val d’Assa. L’amore per questa strada che porta in un attimo fuori da tutto, è molto radicato nelle persone del paese di Pedescala, in quelle che la conoscono perché ha significato duro lavoro, per quelli che hanno trascorso la loro giovinezza fra i boschi e nel torrente, alle giovani generazioni che devono imparare ad amare e a rispettare le bellezze
naturali che abbiamo la fortuna di avere a disposizione. Anche solo per una passeggiata, la Val d’Assa sa regalare momenti intensi e pieni di sorprese, pur andandoci spesso, guardando intorno, si può scoprire sempre qualcosa di nuovo, di speciale e unico. Il percorso è agevole, la strada percorre la valle immergendosi in boschi di abeti, pini e carpini, che in questa stagione sono resi ancor più belli dai colori autunnali e costeggia il torrente Assa che, a tratti scende rumoroso tra i candidi sassi, mentre in alcuni punti scompare nel sottosuolo. Quando la pioggia scende per giorni interi, si ingrossa a tal punto da far cambiare l’aspetto della valle, ma nei giorni tranquilli è rilassante immergersi in questo paesaggio. Un tempo, questa valle era molto diversa: la mulattiera che era una solida arteria per il transito dei cavalli e dei pedoni, è scomparsa nell’alluvione del 1966, quando una paurosa “brentàna” travolse le terrazze lungo il fondo, le tubature dell’acquedotto, il ponte sul torrente, cancellando anche parte dei sentieri laterali. Si ricorda che il torrente “burlava” al di là del cimitero, la corrente limacciosa trasportava in basso “pissi” lunghi otto-dieci metri…e l’incontro dell’Assa e dell’Astico allagò tutto il fondovalle, campi, prati, allevamenti di bestiame… La “brentàna” del novembre del 1966, è ricordata come un evento pauroso e terribile, da chi lo ha vissuto e può raccontare come sia cambiata la conformazione della valle. Nel 1941-42, la strada era stata allargata e sistemata in vista del trasporto di legname da Roana a Pedescala, si transitava con cavalli e carretti; come pure per il trasporto della calce,
le calcare arrivavano fino alle Do Asse: si cucinavano i sassi e poi la calcina veniva smerciata verso la pianura. Anche per le mucche che salivano sui pascoli di Conca, la mulattiera era l’unica via di transito, ma più di tutto era percorsa ogni giorno dai valligiani che scendevano con le “carghe” di legna o fieno sulle spalle, montanari che scendevano alla Farmacia di Pedescala, a macinare ai mulini di Settecà, a portare le scarpe al “scarparo” di Forni… Tutti, per un motivo o l’altro, usavano i sentieri che arrivavano alla valle per poi giungere alle loro destinazioni. Un percorso importante che vale la pena di fare per conoscere pezzi di storia della nostra gente. Si parte dal cimitero di Pedescala e, appena iniziato il cammino, si giunge presso la località “7 nogàre” distrutta dall’alluvione, poi si arriva alle
regalata dalla montagna, mentre dalla parte opposta un terreno coltivato ci riporta indietro nel tempo, quando la zona aveva molte terrazze coltivate. Un’antica “calcara” si offre ancora oggi ai nostri occhi: con un fuoco ininterrotto, alimentato da operai di Pedescala, venivano cotte le pietre che davano la calce necessaria per la ricostruzione del paese dopo la guerra del 1915-18. Si giunge al “ponte” che attraversava la Val d’Assa e che fu distrutto il 4-11-1966, poi la “cava dell’oro” da dove un tempo veniva estratto un materiale che si credeva oro, ma non era così…; ora di questa cava resta visibile solo l’entrata. Una costruzione recintata ci fa vedere l’acquedotto, mentre a destra, è stata costruita recentemente un’area con tavoli, panchine e caminetti. Dopo il “cunetòn” troviamo il sasso della “Togna” dove si era soliti riposarsi con le “carghe” di legna o erba; da qui parte il sentiero del “Raparo” che arriva a Conca. Passando vicino al possedimento recintato della famiglia Cipriani, si può vedere la costruzione di un bel capitello, dedicato alla Madonna segno di devozione in mezzo a questa valle; in questo luogo, ogni anno alla fine di maggio, viene celebrata una S. Messa e ci si ritrova volentieri in mezzo al verde. Si arriva al sasso della “polenta”, poi alla briglia, un enorme manufatto costruito in epoca fascista per trattenere il materiale alluvionale dell’Assa. La strada giunge fino alla grotta della “Balcugola”, una caverna naturale dove molti taglialegna avranno trovato riparo, dove i ragazzi al pascolo con le capre, avranno giocato e, nel terribile e tragico 30 aprile 1945, la grotta ha dato rifugio a molti di Pedescala che cercavano di mettersi in salvo raggiungendo i paesi dell’Altopiano… Ora si prosegue con più difficoltà, si passa vicino al “Fontanélo”, (sorgente nella roccia), si entra nel greto del torrente, che è asciutto, fino ad arrivare ai giganteschi massi della “Priara”. Si cammina sempre sù e giù per i sassi, dai lati i boschi e le rocce sovrastano il percorso fino a dove inizia la mulattiera che giunge a contrà Dosso di Conca, più avanti a fatica si scorge il sentiero per Albaredo e Rotzo. Ora l’Assa si restringe, siamo ai “Soji Sarè”, troviamo 
poi la località detta le “Corde” chiamata così per la caduta della teleferica militare Sculazzon-M. Erio che, durante la grande guerra, scavalcava in questo tratto l’Assa. Qui non si può fare a meno di notare i brandelli di plastica che “addobbano” alberi e rami creando un ambiente irreale…, sono il risultato delle “brentane” che trascinano a valle di tutto…e non è certo una bella visione! Si giunge alle “Do Valdasse”, proseguendo il corso del torrente, la valle si fa più stretta, mentre il cielo è un brandello d’azzurro e le pareti risplendono di bagliori stupendi, in alto si vedono i sassi rossi di una cava e, superati enormi macigni, i fianchi si aprono e appaiono le tracce dei boscaioli dell’Altopiano. Arriviamo alla zona delle incisioni rupestri che sono distribuite in tre siti, (interessanti scoperte e bagaglio importante della nostra zona) da qui procedendo si giunge, dopo un percorso che regala paesaggi stupendi dell’Altopiano, a Roana. Ecco questo è l’itinerario completo che percorre la valle, ma per chi ama fare una passeggiata non impegnativa, il mio consiglio è di inoltrarsi al massimo fino alla “Balcugola”, è una camminata salutare, tra i canti degli uccelli, il gorgoglìo dell’acqua e la pace assoluta, può essere un modo per staccarsi da tutto e rilassarsi. Questa strada, con l’aiuto di volontari del paese, una volta all’anno viene pulita, si tagliano i rami che inevitabilmente invadono il percorso, viene messa la ghiaia nei punti dove le grandi piogge corrodono il terreno, si taglia l’erba; in alcuni punti sono state messe delle palizzate, si cerca di rendere percorribile e agevole questa via di transito specialmente per chi possiede dei fondi e in Val d’Assa va a far legna. Un tempo non serviva certo questo intervento: le capre tenevano tutto pulito, i terreni erano coltivati e il percorso era meta
abituale di ogni giorno; oggi però è giusto salvaguardare e insegnare il rispetto, l’amore per questi luoghi, che sono stati parte viva di coloro che hanno passato la loro vita tra bosco e valle, tra lavoro e tribolazione, cercando di far capire che tenere puliti e praticabili tutti i percorsi e i sentieri, equivale a tenere viva la tradizione, la cultura, la storia della nostra zona, della nostra valle.
N.B.: da tenere presente che possono percorrerla in auto solo i proprietari dei fondi Lucia Marangoni
Gran bella descrizione, Lucia, che con l'aggiunta delle fotografie ci permette di essere quasi presenti. Brava per davvero. Uno invito a chi ne ha desiderio per passare un po' di tempo lontano da i pensieri e le preoccupazioni quotidiane.
RispondiEliminaGrazie Lucia!
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