lunedì 31 ottobre 2022

MIX: di tutto un po'...


Il significato psicologico del disordine

L'accumulo di cose e il disordine sono legati a diversi tipi di paure.

Paura del cambiamento, paura di essere dimenticato o di dimenticare, paura della mancanza, simboleggiano inoltre confusione, mancanza di approccio, caos, instabilità, incertezza sugli obiettivi, sulla tua identità o su ciò che vuoi dalla vita.

Inoltre, il luogo della casa in cui il disordine o l'accumulo si trovano, riflette l'area problematica.

Ad esempio, si dice che l'armadio, o cabina armadio, rifletta la sfera emotiva, una volta organizzati i tuoi conflitti interni essi si calmeranno.

Conservare oggetti rotti o danneggiati per lungo tempo pensando di ripararli un giorno, simboleggiano promesse e sogni infranti e se si tratta di elettrodomestici, mobili o stoviglie e li hai, ad esempio, in cucina o bagno, significano problemi di salute e ricchezza.

Se il disordine è nella tua stanza è indice che sei una persona che lascia le cose incompiute e che hai difficoltà a gestire un rapporto di coppia o a mantenere un lavoro stabile.

Le stanze dei bambini normalmente sono disordinate perché non ancora in grado di sapere cosa vogliono nella vita, ma ci sono studi che mostrano che i bambini che mantengono le loro stanze organizzate tendono ad essere i migliori a scuola.

Nuovo accumulo... questo accumulo indica che stai cercando di fare troppe cose contemporaneamente e che non ti stai concentrando su quel che devi fare, hai perso la direzione.

Accumuli vecchi: mi riferisco a oggetti che non usi da molto tempo custoditi in soffitta, garage e cantine, vecchi documenti di lavoro, che non usi più, riviste che accumulano polvere da parecchi anni, abiti che non indossi da più di un anno. Questo è il riflesso del passato, stai lasciando che le tue vecchie idee ed emozioni si impossessino del tuo presente e questo allo stesso tempo evita che nuove opportunità e persone entrino nella tua vita.

Noi esseri umani trasmettiamo messaggi e segnali in accordo con l'accomodamento dei nostri oggetti personali, anche nei nostri cassetti.

L'accumulo di oggetti è un modo per emettere segnali; troppi oggetti emettono il segnale di saturazione di idee, progetti e piani totalmente confusionali, molto poco strutturati e definiti.

Il disordine altera la strada dei nostri obiettivi, blocca le vie di accesso delle opportunità e ci fa perdere tempo, che può essere prezioso per strutturare in modo ordinato e disciplinato il nostro piano di vita.

Sì, si faccia posto al nuovo.

Svuota il frigorifero, butta via tutti quei resti avvolti in foglio di alluminio. Pulisci gli armadi, liberati di tutto quello che non usi da almeno sei mesi, la loro presenza è decisamente inopportuna nella tua casa, quindi vendi, cambia, regalala o brucia.

Gli armadi affollati e disordinati riflettono una mente in disordine.

Mentre pulisci gli armadi, pensa che stai pulendo i tuoi armadi mentali. L'universo ama i gesti simbolici.

[da Psicosomatica]

Il treno della salute

 

Il treno della Salute "Prevenzione e solidarietà" dal 29 settembre al 21 ottobre 2022

Il 29 settembre alle ore 11.00 è stato inaugurato il Treno della Salute 2022, al binario 14 della stazione S. Lucia di Venezia.
 
La Regione del Veneto, da sempre impegnata al fianco dei cittadini per promuovere, proteggere e curare la salute, anche quest’anno sostiene, con la partecipazione attiva della Direzione Prevenzione e dei Dipartimenti di Prevenzione e delle Dipendenze delle Aziende ULSS, l’iniziativa Treno della Salute del CUAMM – Medici con l’Africa, nata da una idea di Ferroviari con l’Africa e con il supporto di Trenitalia, realizzata a partire dal 2017.
 
L’iniziativa ha molteplici finalità: far conoscere e mettere in contatto con una terra lontana, l’Africa, dove la salute è un bene e un diritto di cui non tutti possono disporre e, nel contempo, mettere a disposizione dei cittadini che visitano il Treno importanti prestazioni di salute, anche in un setting non sanitario, facendo conoscere quanti e quali servizi di prevenzione e promozione della salute sono disponibili in Veneto a chilometro zero.
 
Sarà disponibile il personale volontario del CUAMM per attività di screening di popolazione, con misurazione gratuita di parametri (pressione arteriosa, glicemia, colesterolemia, altezza-peso-BMI, elettrocardiogramma se ritenuto opportuno ecc.), e gli operatori delle Aziende ULSS, che propongono gratuitamente valutazioni e consulenze sugli stili di vita: alimentazione, pratica dell’attività motoria, abitudine al fumo e all’alcol e prevenzione delle malattie infettive prevenibili con vaccinazione.
 
Il Treno della Salute si fermerà in 10 diverse stazioni del Veneto:
•  Venezia Santa Lucia, 29-30 settembre
•  Belluno, 2-3 ottobre
•  Bassano del Grappa, 4-5 ottobre
•  Padova, 6-7-8 ottobre
•  Rovigo, 9-10 ottobre
•  Conegliano, 12 ottobre
•  Treviso, 13-14 ottobre
•  Portogruaro, 15-16 ottobre
•  Verona Porta Nuova, 17-18 ottobre
  Vicenza, 19-20-21 ottobre
 
Il Treno della Salute è un luogo dove tutta la cittadinanza può ricevere informazioni, screening e consulenze sulle principali malattie croniche e infettive e le relative opportunità esistenti nel territorio.
Ulteriori informazioni al link: 

E il buon Kekko poteva mancare?😊















Meravigliosi scatti autunnali di Antonio

 





domenica 30 ottobre 2022

Chi prende il caffè con me?




Che una dose di egoismo sia necessaria per la sopravvivenza è ovvio ed è altrettanto ovvio che essa va contenuta, altrimenti diventa distruttiva e autodistruttiva. Ma non è l’egoismo ad avvelenare l’esistenza, propria e altrui. È un suo parente, stretto, ma degenere, a guastare più gravemente la vita di un individuo e il suo rapporto con quella degli altri: l’egocentrismo

L’egocentrico ritiene che il suo problema – il suo lavoro, il suo progetto, le sue idee, la sua situazione sentimentale – sia in assoluto il più importante, anzi l’unico veramente importante e sotto sotto pensa che pure gli altri, pure i suoi concorrenti, pure Dio dovrebbero preoccuparsi soprattutto di ciò che sta a cuore a lui, del suo bisogno e del suo desiderio – perché la sua pena è umanamente più profonda e la sua sensibilità più dolorosamente vulnerabile di quelle degli altri.

Umberto Galimberti





Illuminazione







Medici di base: la vedo dura...

giornale di Vicenza del 29.10.22

 

Tegnémo dala spina e spandémo dal cocòn...🙄


 

Annunci funebri (FC)


 

Fiera dei Santi


 

Denatalità in provincia

Giornale di Vicenza

 

Concerto di San Martino a Velo

 


sabato 29 ottobre 2022

Chi prende il caffè con me?




Sempre avuto un brutto rapporto con ragni e ragnatele, ma quando vedo questi capolavori li ammiro volentieri...

Destini diversi per queste foglie... forse il ragno voleva ammirarle trattenendole ancora un po' prima che cadessero a terra...

Le foto sono di Franca Rocchetti
E i ragni continuano a rammendare l'aria...






venerdì 28 ottobre 2022

Chi prende il caffè con me?




Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica. 

Nasciamo nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". 

C'è in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze. Quella che chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio”.

Umberto Galimberti



giovedì 27 ottobre 2022

Derli e derle

[Gianni Spagnolo © 22L25]

Sappiamo che le antiche civiltà americane non usavano la ruota; forse la conoscevano, ma non la impiegavano per trasportare uomini e merci. Non lo facevano i Pellerossa del Nord, che usavano il travois pur disponendo dei cavalli, non i mesoamericani, che non avevano animali da tiro. Meno ancora l’impero Inca, in un territorio montagnoso e impervio in cui la ruota sarebbe stata più d’impiccio che di utilità. 

I nostri avi, invece, la ruota la conoscevano e sapevano anche come impiegarla, ma nella vita quotidiana delle nostre parti era un lusso perlopiù evitabile. Sì, perché la ruota era costosa da produrre e manutenere, richiedendo metallo sulle parti di usura, nonché tecniche costruttive e legnami non banali. Andava dunque bene la carriola dalla ruota piena, ricavata da semplici assi inchiodate e sagomate di legno d’abete, meno quella dei carri, che richiedevano ruote più grandi ed elaborate. In ogni caso le strade, almeno fino alla metà del Milleottocento, erano poco più che sentieri lastricati a salìso, stretti e impervi, dove era più utile e pratica la ìdola che il carro. 

I trasporti avvenivano quindi preferibilmente a soma, sia animale che umana. Allo scopo ci si serviva di attrezzi semplici e funzionali, su tutti i derli e le derle. El derlo, al maschile, era una sorta di tozza cesta di vimini (ma fatta più spesso con stròpe o rame de noselàro) costruita su una base di legno con due corti branchi divaricati da appoggiare alle spalle e sostenere in equilibrio con le braccia. Era sagomato in modo da ricavare un incavo per la testa, così da non far troppa leva sulle spalle. Serviva per i trasporti più brevi e pesanti, tipicamente per il letame o la terra. Una spessa tela di sacco serviva per riparare la testa e accomodare i branchi sulle spalle. 

Più grande e leggera era la derla, un panciuto cestone di vimini o stròpe intrecciate, adatto a contenere materiali più voluminosi e leggeri, quali fieno, foglie, ortaggi, ecc. Ma non c’era limite al loro impiego: qualsiasi cosa ci stesse dentro, poteva esservi trasportata, inclusi animali, bambini, attrezzi, cibo e mercanzie varie. La derla era molto più pratica, avendo degli spallacci che lasciavano libere le mani, mentre il derlo le teneva costantemente occupate a reggere in precario equilibrio il carico. Derli e derle potevano essere costruiti in famiglia in assoluta autarchia, usando i materiali che c’erano: spezzoni di tavole, sogàti, rametti flessibili di varie piante e magari qualche scampolo di coràme. La tecnica costruttiva era assodata da secoli e tramandata di generazione in generazione nei filò invernali, dove gli uomini si industriavano a costruire ed aggiustare utensili ed attrezzi della vita e dei lavori di allora. La foggia poteva variare secondo gli usi, i materiali disponibili, o l'abilità del costruttore

Quand’ero bambino la derla non s'usava ormai più e riposava esausta e sgangherata in un angolo del granàro, mentre il derlo sopravviveva ancora come strumento per portare el luàme intele vanède alte. Faceva pena, quel povero derlo, tuto sghèrlo e medo sfassà, relegato in un cantòn del bàito, ancor imbrattato dei residui della mercanzia, che inevitabilmente s’intrufolava nei suoi interstizi. Ormai anch’esso era sostituito dai bandùni, più igienici ed efficienti da portare appesi al bigòlo. Feci in tempo a portarlo anch’io il derlo, che mio padre aveva in odio. Mi raccontava delle volte in cui i cagnòti del letame risalivano per il collo, quando s'arrampicava su per il Creàro col derlo in spala.

Altri tempi, altre esperienze, altre tempre … e altri stùmeghi.


 


Gli orizzonti della Poesia

 


Ottobre

regala giorni di fine estate,

limpidi e caldi

come la coperta di mia madre
che tiene sulle gambe
e che mi porge
quando mi scuote un brivido.
Ottobre e i suoi colori variegati,
le sfumature d'oro anche nell'aria
tersa e azzurra come il dipinto alla parete.
Respiro la calma del mio cuore
prima delle rincorse accidentali
che cambiano lo sguardo, l'umore,
sminuendo la gioia di un momento.
Ma non mi lascio più fregare;
Il brutto, il pessimo futuro,
i giorni neri, possono aspettare.
Ora respiro la calma conquistata,
mi fermo per guardarla meglio,
assaporarla tra le pagine di un libro
o rileggendo un vecchio quaderno.
Francesca Stassi

mercoledì 26 ottobre 2022

Chi prende il caffé con me?




«Se ogni persona sulla Terra decidesse di dire la verità, nell'arco di 24 ore non resterebbe in vita neppure un'amicizia.»

Freud aveva ragione. L’ipocrisia è ciò che tiene in piedi la società. Hai un’idea? Un’opinione? Domandati quanto sia conveniente esprimerla ad alta voce. Pensi qualcosa che potrebbe risultare sgradito alle orecchie di un tuo amico? Faresti meglio a tacere, la sincerità non paga mai. Provi antipatia per una persona? Nascondila e mostrati anzi ancora più gentile con quella persona. 

Qualche tempo fa un mio amico, che sapeva che avevo in antipatia una certa persona, mi chiese: «Ma perché non lo saluti e lo eviti?» Non capiva perché non potessi sorridergli e parlargli come fanno tutti. Continuamente vedo persone, che so che si detestano, che scherzano, si fanno i complimenti a vicenda, si scambiano notizie sulla famiglia e sul lavoro, e come sorridono! Sorridono sempre, ma non appena si separano, incominciamo gli uni a parlare male degli altri. Come si può, mi domando, essere tanto gentili e affabili con una persona, e appena l’altro non c’è più, abbandonarsi alla calunnia più crudele? 

È inutile farlo notare, quando si fanno notare queste cose gli altri ti guardano con aria di sufficienza come a dire: ma che vuoi farci? È così che si vive. È così che si sta al mondo. Perché saper stare al mondo, «essere civile, vuol dire proprio questo: - dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca, miele.»

Ne ho abbastanza di tutta questa ipocrisia. Non voglio fingere amicizia, se non la provo. Non voglio mostrare interesse per chi non mi interessa affatto. Non voglio piegarmi al gioco di chi si odia, ma lo fa con un sorriso sulla bocca. Preferisco allontanare queste persone dalla mia vita anziché diventare come loro. Ed è questo che vi auguro: di non piegarvi, di non lasciarvi contagiare da questa società malata, che continuamente preferisce l’inganno alla sincerità, il rispetto delle forma e delle convenienze al sentimento, di essere voi stessi, anche a costo di passare per strani. Siate onesti con voi stessi ma soprattutto nei vostri sentimenti siate onesti con gli altri. 

G. Middei





 


Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...