Vedete come ci comportiamo noi animaletti?
Vedete come ci comportiamo noi animaletti?
Disse il bambino:
"A volte mi cade il cucchiaio".
Il mio amico Ale mi aveva sempre promesso: "quando il tuo amico FOX non ci sarà più..." (è purtroppo passato all'altra sponda da poco) sarai tu il suo degno sostituto e ti porterò sempre con me...
E io che ci tenevo così tanto ad andare in Perù... è sempre stato il mio sogno... mi ha tirato il bidone..., ma al suo ritorno faremo anche i conti...😑
MACHU PICCHU:
Trekking a due passi da casa...😊
Un saluto a tutti i lettori di Bronsescoverte da Ale e Manu.
(fonte: WIKIPEDIA)
Il Machu Picchu "montagna vecchia" è un sito archeologico Inca situato in Perù, nella valle dell'Urubamba, a circa 2 430 m s.l.m.
Vista nell'immaginario collettivo come i resti di un'antica e fascinosa città perduta, la località è universalmente conosciuta sia per le sue imponenti e originali rovine, sia per l'impressionante vista che si ha sulla sottostante valle dell'Urubamba circa 400 metri più in basso.
Fa parte dei patrimoni dell'umanità stilati dall'UNESCO, eletto nel 2007 come una delle sette meraviglie del mondo moderno.
È il terzo sito archeologico più grande del mondo dopo gli scavi di Pompei e Ostia Antica:
nel 2003, più di 400 000 persone hanno visitato le rovine e l'UNESCO ha espresso preoccupazione per i danni ambientali che un tale volume di turisti può arrecare al sito.
Le autorità peruviane, che ovviamente ricavano dei notevoli vantaggi economici dal turismo, sostengono che non ci siano problemi e che l'estremo isolamento della valle dell'Urubamba sia, da solo, sufficiente a limitare il flusso turistico.
Periodicamente viene proposta la costruzione di una funivia per raggiungere la città dal fondovalle, ma la proposta non è mai passata.
La gola di Picchu, situata a metà strada fra le Ande e la foresta amazzonica, fu colonizzata da popolazioni montane, non selvatiche, provenienti dalle aree di Vilcabamba e della Valle Sacra, nella regione di Cusco, e in cerca di espansione alle loro frontiere agricole. Le prove archeologiche indicano che l'agricoltura è praticata nella regione almeno dal 760 a.C.
A partire dal periodo dell'Orizzonte medio (dall'anno 900 d.C.), si registra un'esplosione demografica da parte di gruppi non documentati storicamente, ma probabilmente legati all'etnia Tampu dell'Urubamba. Si ritiene che questi popoli possano aver fatto parte della federazione ayarmaca, rivale dei primi Inca della regione di Cusco.
In questo periodo si espande considerevolmente la superficie agricola "artificiale" (terrazze). Ciò nonostante, il sito specifico della città di Machu Picchu (la cresta rocciosa che unisce i monti Machu Picchu e Huayna Picchu) non reca traccia di essere stato edificato prima del XV secolo.
Si suppone che la città fosse stata costruita dall'imperatore inca Pachacútec intorno all'anno 1440 e sia rimasta abitata fino alla conquista spagnola del 1532.
La posizione della città era un segreto militare ben custodito, in quanto i profondi dirupi che la circondano erano la sua migliore difesa naturale. Difatti, una volta abbandonata, la sua ubicazione rimase sconosciuta per ben quattro secoli, entrando nella leggenda. Scoperte archeologiche, unite a studi su documenti coloniali, mostrano che non si trattava di una normale città, quanto piuttosto di una specie di residenza estiva per l'imperatore e la nobiltà Inca. Si è calcolato che non più di 750 persone alla volta potessero risiedere a Machu Picchu e probabilmente durante la stagione delle piogge o quando non c'erano nobili, il numero era ancora minore.
La città fu riscoperta il 24 luglio 1911 da Hiram Bingham, uno storico di Yale, che stava esplorando le vecchie strade inca della zona alla ricerca dell'ultima capitale Inca: Vilcabamba.
Bingham compì parecchi altri viaggi ed eseguì scavi fino al 1915 e solo più tardi si rese conto dell'importanza della sua scoperta e si convinse che Machu Picchu era quella che lui chiamava Vilcabamba.
Di ritorno dalle sue ricerche, scrisse parecchi articoli e libri su Machu Picchu: il più conosciuto fu La città perduta degli Inca. Paradossalmente Vilcabamba non era Machu Picchu: l'ultima capitale era a Espíritu Pampa: nascosta nella giungla, a poche centinaia di metri da dove era arrivato lui durante le sue ricerche.
Nel 2008 una serie di documenti scoperti negli archivi americani e peruviani da alcuni studiosi internazionali, tra cui lo storico statunitense Paolo Greer, rivelano che il tedesco Augusto Berns scoprì invece Machu Picchu nella seconda metà dell'Ottocento e costituì una società per sfruttarne le ricchezze.
Berns scoprì la località nel 1867, 44 anni prima che l'esploratore americano Hiram Bingham la rivelasse al mondo occidentale. Greer e i suoi colleghi puntano a localizzare i tesori perduti, molti dei quali potrebbero essere finiti in collezioni private.
Verso il 1440 la gola di Picchu fu conquistata da Pachacútec, primo imperatore Inca (1438-1470), durante la sua campagna nei pressi di Vilcabamba.
Si ritiene che Machu Picchu avesse, come la maggior parte delle llactas incaiche, una popolazione mobile, che oscillava fra i 300 e i 1.000 abitanti membri di un'élite (probabilmente la panaca di Pachacútec) e acllas.
È stato dimostrato che la manodopera agricola era composta di coloni mitimaes o mitmas (mitmaqkuna) provenienti da luoghi diversi dell'impero.
Alla morte di Pachacútec, conformemente alle usanze reali incaiche, Machu Picchu e il resto delle sue proprietà personali sarebbero state trasferite all'amministrazione della sua panaca, che doveva destinare le entrate prodotte al culto della mummia del defunto re.
Si presume che questa situazione si sia mantenuta durante i governi di Túpac Yupanqui (1470-1493) e di Huayna Cápac (1493-1529).
Machu Picchu dovette perdere in parte la sua importanza trovandosi a competere in prestigio con le proprietà personali dei successori. Di fatto, l'apertura di una via più ampia e sicura fra Ollantaytambo e Vilcabamba (quella della valle di Amaybamba) disimpegnò la strada della gola di Picchu.
La guerra civile Inca (1531-1532) e l'irruzione spagnola nel territorio di Cusco nel 1534 incisero profondamente sulla vita di Machu Picchu. La collettività rurale del posto era composta principalmente da mitmas, coloni di varie nazioni conquistate dagli inca e condotti a forza nell'area. Essi approfittarono del crollo del sistema economico della regione per tornare alle terre d'origine.
La resistenza inca agli spagnoli, comandata da Manco II, nel 1536 convocò i nobili delle regioni vicine per integrare la corte del re nell'esilio di Vilcabamba, ed è molto probabile che la miglior nobiltà di Picchu abbia abbandonato la città in quel momento. Documenti dell'epoca indicano che la regione era, all'epoca, piena di "sfollati".
Picchu sarebbe rimasta abitata e la sua esistenza attestata, come dimostra l'annotazione della città fra le colonie tributarie dell'encomienda spagnola di Ollantaytambo. Ciò non vuol dire necessariamente che gli spagnoli la frequentassero: sappiamo infatti che i tributi di Picchu erano versati ai colonizzatori una volta all'anno nel villaggio di Ollantaytambo, e non "riscossi" sul posto.
In ogni modo, è chiaro che gli spagnoli conoscevano il luogo, sebbene non esistano indizi che ne apprezzassero l'importanza di un tempo. I documenti coloniali fanno anche menzione del curaca (forse l'ultimo) di Machu Picchu nel 1568: Juan Mácora. Il nome Juan indica che era stato almeno formalmente battezzato e perciò sottomesso all'influenza spagnola.
Un altro documento attesta che l'inca Titu Cusi Yupanqui, che regnava all'epoca su Vilcabamba, chiese che i frati agostiniani venissero a evangelizzare "Piocho" verso il 1570.
Non è noto alcun luogo della zona il cui nome suoni simile a "Piocho" e non sia "Piccho" o "Picchu"; ciò che fa supporre a Lumbreras che i celebri "estirpatori di idolatrie" siano giunti sul posto e abbiano avuto a che fare con la distruzione e l'incendio della Torre del Tempio del Sole.
Il soldato spagnolo Baltasar de Ocampo scrisse alla fine del XVI secolo di un villaggio di edifici suntuosissimi "in cima al fianco di una montagna", che conteneva anche una grande acllahuasi (Casa delle Elette), negli ultimi anni della resistenza inca.
La descrizione breve che Ocampo fa dei luoghi riconduce a Picchu, ed è significativo che si riferisca al villaggio con il nome di "Pitcos". L'unico toponimo affine sembra essere Vitcos, ma individua un insediamento incaico completamente diverso a Vilcabamba. L'altro solo "candidato" possibile è naturalmente Picchu.
Tuttavia, non è definitivamente accertato se si tratti dello stesso luogo. Secondo Ocampo, nel villaggio sarebbe cresciuto Túpac Amaru, successore di Titu Cusi e ultimo sovrano inca di Vilcabamba.
Tra la colonia e la repubblica (XVII - XIX secolo)
Dopo la caduta del regno di Vilcabamba nel 1572 e la consolidazione del potere spagnolo nelle Ande Centrali, Machu Picchu venne abbandonata dai suoi abitanti ma si mantenne all'interno della giurisdizione di diverse haciendas che cambiarono spesso di mano fino all'avvento della repubblica (dal 1821).
Ciò nonostante, era già diventato un luogo remoto, distante dalle nuove rotte e assi economici del Perù. La regione fu praticamente ignorata dal regime coloniale, che non edificò templi cristiani né amministrò nessuna popolazione della zona.
In effetti, il settore agricolo di Machu Picchu non sembra esser mai stato completamente disabitato né sconosciuto: documenti del 1657 e del 1782 alludono a Machu Picchu, come terre di interesse agricolo. Le sue principali costruzioni, tuttavia, quelle dell'area urbana, non sembrano esser state occupate e furono presto vinte dalla vegetazione del bosco nuboso.
Nel 1865, nel corso dei suoi viaggi esplorativi in Perù, il naturalista italiano Antonio Raimondi passa ai piedi delle rovine senza saperlo e allude a quanto scarsamente popolate fosse la regione in quel tempo. Tuttavia, questo indica che fu in quegli anni che la zona comincia a ricevere visite per interessi diversi da quelli puramente scientifici.
In effetti un'indagine divulgata rivela informazioni su un impresario tedesco chiamato Augusto Berns che nel 1867 non solo avrebbe "scoperto" le rovine ma avrebbe anche fondato un'impresa mineraria per sfruttare i presunti "tesori" che vi albergavano (la Compañía Anónima Explotadora de las Huacas del Inca).
Secondo questa fonte, tra il 1867 e il 1870 e con l'aiuto del diritto concessogli dal governo di José Balta, la compagnia avrebbe operato nella zona e successivamente venduto "tutto quello che trovò" a collezionisti europei e nordamericani.
In relazione o no con tale presunta impresa (la cui esistenza attende conferma da altre fonti e autori), sono certamente questi i tempi in cui le mappe di prospezione mineraria iniziano a menzionare Machu Picchu.
Così, nel 1870, il nordamericano Harry Singer colloca per la prima volta in una carta geografica l'ubicazione del monte Machu Picchu, riferendosi allo Huayna Picchu con il nome di Punta Huaca del Inca. Tale nome rivela un inedito collegamento fra gli inca e la montagna e suggerisce anche un carattere religioso (la huaca era un luogo sacro delle antiche Ande).
Una seconda mappa del 1874, stilata dal tedesco Herman Gohring, menziona e colloca nella sua esatta ubicazione ambo le montagne.
Verso la fine del 1880 l'esploratore francese Charles Wiener confermò l'esistenza di rovine archeologiche nel luogo (affermando testualmente "ci sono rovine a Machu Picchu"), ma non poté raggiungerlo.
In ogni caso è chiaro che l'esistenza della presunta "città perduta" non era stata dimenticata, come si credeva fino ad alcuni anni or sono.
Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero del Cusco, giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida dei conterranei Gabino Sánchez, Enrique Palma e Justo Ochoa.
I visitatori lasciarono un graffito con i propri nomi su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre, come verificarono in seguito vari osservatori. Alcune informazioni suggeriscono che Lizárraga avesse già visitato Machu Picchu insieme a Luis Béjar nel 1894. Lizárraga mostrava gli edifici ai "visitatori", ma la vera natura delle sue attività non è stata indagata.
Fu così che lo storico statunitense Hiram Bingham, interessato alla ricerca degli ultimi ruderi incaici di Vilcabamba, apprese di Lizárraga dai suoi contatti con i possidenti locali.
Guidato da un altro proprietario terriero, Melchor Arteaga, e accompagnato da un sergente della guardia civile peruviana (il cui cognome era Carrasco), Bingham giunse a Machu Picchu il 24 luglio 1911.[34] La spedizione trovò due famiglie di contadini che si erano stabilite sul posto: i Recharte e gli Álvarez.
Essi sfruttavano le terrazze a sud delle rovine per coltivare la terra, e utilizzavano un canale incaico ancora funzionante, che traeva acqua da una sorgente. Pablo Recharte, uno dei bambini di Machu Picchu, condusse Bingham fino alla "zona urbana" coperta di erbacce.
Bingham restò assai impressionato da quel che vide, e sollecitò l'appoggio dell'Università Yale, della National Geographic e del governo peruviano per attivare il prima possibile lo studio del sito.
Così, con l'ingegnere Ellwood Erdis, l'osteologo George Eaton, la collaborazione di Toribio Recharte e Anacleto Álvarez, e un gruppo di lavoratori della zona, Bingham diresse gli scavi archeologici a Machu Picchu dal 1912 al 1915, pulendo le erbacce e portando alla luce tombe incaiche fuori città.
La "vita pubblica" di Machu Picchu iniziò nel 1913, con la pubblicazione del tutto in un articolo della rivista della National Geographic.
Anche se è chiaro che Bingham non scoprì davvero Machu Picchu (in realtà non la scoprì nessuno, non essendo mai stata realmente "perduta"), non c'è dubbio che ebbe il merito di essere stato il primo a riconoscere l'importanza delle rovine, studiandole con l'aiuto di un'équipe multidisciplinare e divulgando le sue scoperte. Ciò a dispetto del fatto che i principî archeologici impiegati non fossero i più adeguati in prospettiva attuale, e inoltre a dispetto della polemica che circonda l'esportazione irregolare dal paese del materiale archeologico trovato.
La collezione consta di almeno 46.332 reperti, e fino al 2008 non è mai stata restituita al governo peruviano.
Fra il 1924 e il 1928, Martín Chambi e Juan Manuel Figueroa presero a Machu Picchu una serie di fotografie che furono pubblicate in diverse riviste peruviane, attirando un'attenzione di massa sui ruderi (fino ad allora di interesse soltanto locale) e trasformandoli così in un simbolo nazionale.
Con il passare dei decenni - specialmente dopo l'apertura (1948) di una strada carrabile che dalla stazione ferroviaria fu condotta, lungo la costa della montagna, fino alle rovine - Machu Picchu divenne la principale mèta turistica del Perù.
Nei primi due terzi del XX secolo, però, l'interesse allo sfruttamento turistico prevalse su quello alla conservazione e allo studio del sito. Ciò non impedì ad alcuni importanti ricercatori di compiere passi avanti nello svelamento dei misteri di Machu Picchu: notevoli sono in particolare le ricerche della Viking Found, diretta da Paul Fejos, sui siti incaici dei dintorni (esse "scoprirono" vari insediamenti della Strada Inca) e quelle di Luis E. Valcárcel, che collegarono per la prima volta il sito alla figura di Pachacútec. Fu però a partire dagli anni settanta che le nuove generazioni di archeologi (Chávez Ballón, Lorenzo, Ramos Condori, Zapata, Sánchez, Valencia, Gibaja), storici (Glave y Remy, Rowe, Angles), astronomi (Dearborn, White, Thomson) e antropologi (Reinhard, Urton) presero a indagare compiutamente le rovine e il loro passato.
La creazione di una Zona di Protezione Ecologica intorno alle rovine nel 1981, la proclamazione di Machu Picchu a patrimonio dell'umanità due anni dopo, e l'adozione di un piano generale di sviluppo sostenibile della regione nel 2005 sono stati le tappe più importanti dello sforzo compiuto per conservare la città e i suoi dintorni. Tuttavia, contro tale sforzo, hanno cospirato alcuni cattivi restauri parziali del passato, gli incendi forestali come quello del 1997, e alcuni conflitti politici sorti nelle popolazioni vicine in nome di una migliore distribuzione delle risorse ricavate dallo Stato nell'amministrazione delle rovine.
L'8 settembre 2000, durante la registrazione dello spot pubblicitario di una birra peruviana (la Backus & Johnston), una gru cadde sul celebre Intihuatana (orologio solare), rompendo quasi 8 cm della punta. Il caso sfociò in un'azione giudiziaria dell'Istituto Nazionale di Cultura e nella conseguente richiesta di risarcimento nel 2005.
Nel luglio del 2003 la cantante Gloria Estefan visitò la cittadella e registrò nello scenario di Machu Picchu il video della canzone Hoy dell'album Unwrapped.[senza fonte]
Il 10 novembre 2003 il Congresso del Perù emise la legge 28100 stabilendo che il 10% delle entrate raccolte per l'ingresso nel Parco archeologico di Machu Picchu, amministrato dall'Istituto Nazionale di Cultura, sarebbe stato destinato alla municipalità di Machu Picchu.
Nel 2007 il governo peruviano proclamò il 7 luglio "Giorno del Santuario Storico di Machu Picchu, meraviglia del mondo moderno", poiché il giorno stesso Machu Picchu fu proclamata fra le sette vincitrici del relativo concorso.
Nel settembre del 2007, l'Università Yale espresse l'intenzione di restituire 4.000 reperti archeologici rinvenuti da Hiram Bingham e di farsi promotrice della loro esposizione in un museo itinerante, quindi in un museo della regione di Cusco.
Sono stati restituiti al Perù nel 2011 e nel 2012 nell'ambito di un accordo di cooperazione con il governo peruviano e l'Università Nazionale di Sant'Antonio l'Abad a Cuzco, Perù. Queste collezioni sono ora curate a Casa Concha nel Museo Machu Picchu di Cuzco.
Nell'aprile 2012 l'ingegnere francese Thierry Jamin, archeologo ed esploratore, insieme a un team di scienziati e utilizzando moderne tecnologie, ha provato l'esistenza di camere sconosciute nell'edificio più importante di Machu Picchu. È stata inoltre rilevata la presenza di scale, nonché di metalli quali argento e oro. Una delle ipotesi più accreditate è che si tratti del luogo della sepoltura di Pachacútec.
I terrazzamenti di Machu Picchu appaiono come grandi scale costruite sul lato della collina. Sono strutture formate da un muro di pietra con un riempimento di diversi strati di materiale (pietre grandi, pietre piccole, ghiaia, argilla e terra da coltivazione) che facilitano il drenaggio, evitando che l'acqua si fermi in esse (è necessario considerare la grande piovosità della zona) e sgretoli la struttura. Questo tipo di struttura ha permesso la coltivazione sopra di esso fino al primo decennio del XX secolo. Altri terrazzamenti meno importanti si incontrano nella parte bassa di Machu Picchu intorno a tutta la città. La loro funzione non era agricola bensì servivano come muri di contenimento.
Sul lato est del camino inca, che arriva a Machu Picchu da sud, si possono vedere 5 grandi costruzioni. Esse furono utilizzate come granaio o magazzino. Ad ovest del camino si incontrano due grandi insiemi di terrazzamenti: uno concentrico a forma semicircolare e l'altro rettilineo.
Un muro lungo 400 metri divide la città dalla zona agricola. Parallelo al muro corre un fosso usato come drenaggio principale della città. Nella parte alta del muro si trova la porta di Machu Picchu che aveva un sistema di chiusura interna.
La zona urbana è stata divisa dagli archeologi odierni in un gruppo di edifici che vanno dal n.1 al n.18. È ancora valido lo schema di Chávez Ballon (1961) che ha diviso la città in 2 settori: hanan (alta) e hurin (bassa), in accordo alla divisione tradizionale bipartizione della società e della gerarchia andina. Il centro di questa divisione fisica è la plaza alargada, costruita su terrazze a differenti livelli che si accordano al naturale declivio della montagna.
Il secondo asse per importanza della città, forma una croce con il primo, attraversando praticamente tutta la larghezza delle rovine da est a ovest. Consiste di 2 elementi: una lunga e larga scalinata che fa le veci di strada principale ed un insieme di corsi d'acqua che corrono parallelo ad esso. Nell'intersezione di entrambi è ubicata la residenza dell'Inca, il tempio osservatorio del Sol o Torreon ove si trova la prima e la più importante delle fonti d'acqua.
Settore Hanan
Il complesso 1 include strutture correlate alle necessità di chi arrivava alla città dalla porta (area vestibolare), stabili per i camelidi (lama...), laboratori, cucine ed abitazioni. Tutto il lato est del camino è una successione di strade parallele che scendono lungo la costa della montagna. La costruzione più importante il vestibolo, aveva 2 piani e vari accessi. Nella parte sinistra della zona di accesso si trovano le abitazioni di rango inferiore che sono in relazione al lavoro nella cava, situata vicino a questo settore. Tutte le costruzioni erano di fattura comune ed, nel passato, intonacate e pitturate.
Tempio del Sole Si accede per una porta a doppio battente, che era permanentemente chiusa (rimangono i resti del meccanismo di chiusura). La costruzione principale è conosciuta come El Torreon, ovvero torrione dai blocchi lavorati finemente. Fu usato per cerimonie riguardanti il solstizio di giugno.
Una delle sue finestre mostra ancora resti di incrostazioni ornamentali che furono rimosse in momento non specificato della storia di Machu Picchu. In più, vi sono i residui di un grande incendio. Il Torreon è costruito sopra la grande roccia sotto la quale c'è una piccola grotta che è stata riempita completamente con pietre fini. Si crede fosse un mausoleo e che nelle sue grandi nicchie riposassero alcune mummie. Luis Lumbrera ritiene possa essere il mausoleo di Pachacútec e che la sua mummia riposasse fino a poco dopo l'irruzione degli spagnoli.
Tra le costruzioni adibite ad abitazione, questa è la più fine, grande e meglio disposta. La sua porta di accesso è il primo ingresso della città. Include 2 abitazioni con grandi architravi monolitici e muri di pietra ben tagliati. Una di queste abitazioni ha l'accesso ad un bagno di servizio con scolo igienico. Il complesso comprende un caravanserraglio per lama ed una terrazza privata con vista al lato est della città, dal quale si vede il tempio del sole.
Piazza sacra Si chiama così un complesso di costruzioni disposte intorno ad un patio quadrato. Tutte le evidenze indicano che il luogo era destinato a rituali differenti. Essa include due tra i maggiori edifici di Machu Picchu, formate da rocce tagliate con molta proprietà: il Templo de la tres ventanas i cui muri composti da grandi blocchi poligonali furono assemblati come un puzzle, ed il Templo Principal, con blocchi molto regolari, che si crede fosse il principale punto cerimoniale della città. Addossato ad esso troviamo la cosiddetta Casa del sacerdote o Cámara de los ornamentos. Alcuni indizi fanno pensare che la costruzione di questo complesso non fu mai terminata.
Trattasi di una collina, le cui coste sono state terrazzate, prendendo così la forma di una piccola piramide di base poligonale. Include 2 grandi scalinate di accesso sia dal lato nord che dal lato sud. Quest'ultima è molto interessante essendo stata intagliata, per un lungo tratto, su un'unica pietra. Più in alto, circondata da costruzioni, si incontra la pietra Intihuatana, uno degli oggetti più studiati di Machu Picchu, che è stato messo in relazione con una serie di luoghi considerati sacri, dal quale si stabilirono allineamenti con avvenimenti astronomici e con le montagne circostanti.
Settore Urin Pietra intagliata perfettamente, col passare dei secoli si è leggermente spezzettata.
Roca Sagrada Si chiama così una pietra di superficie chiara posta su un ampio piedistallo. Essa segna l'estremo nord della città ed il punto di partenza del sentiero a Huayna Picchu.
Gruppo dei tre portali È un ampio complesso architettonico dominato dai 3 grandi portali disposti simmetricamente ed in contatto tra di loro. I portali, di identica fattura, sono orientati verso la piazza principale di Machu Picchu. Include silos e laboratori.
Gruppo de los morteros o acllahuasi È il più grande complesso della città nonostante abbia una sola porta di accesso, che può suggerire che si tratti dell'Acllahuasi di Machu Picchu (o casa delle donne scelte) dedicate al servizio religioso ed all'artigianato fine. Include una famosa abitazione di pietra ben lavorata, nel cui interno si trovano due affioramenti di roccia tagliati a forma di mole circolari, probabilmente usata per macinare il grano. Alcuni autori pensano che venisse riempito con acqua ed in esso si riflettessero gli astri. Il complesso era verosimilmente usato per rituali, vi si trovano infatti altari, incluso un portale costruito attorno ad una roccia. Vi sono evidenze che si trattasse della residenza dell'élite.
Gruppo del condor
È un ampio gruppo di costruzioni, di aspetto non sempre regolare, che segue il contorno delle rocce. Include alcune grotte ad uso rituale ed una gran pietra tagliata al centro di un ampio patio nella quale molti credono vedere la rappresentazione di un condor: a sud del "condor" si incontrano abitazione delle élite che avevano l'unico accesso privato ad una delle fonti di Machu Picchu. Tra le abitazioni ed il patio del condor si sono identificati dei chiari resti di una costruzione dedicata all'allevamento dei cuyes (Cavia porcellus).
Aspetti costruttivi Ingegneria idraulica e del suolo
Una città di pietra costruita in cima ad un "istmo" tra due montagne e tra due faglie è una regione costantemente sottoposta a terremoti ed, in particolare, ad abbondanti piogge durante tutto l'anno. Tutto ciò costituisce una sfida per qualsiasi costruttore. Secondo Alfredo Valencia e Kenneth Wright il segreto della longevità di Machu Picchu è il suo sistema di drenaggio. In effetti il suolo delle aree non terrazzate è provvisto di un sistema di drenaggio costituito da una copertura di pietre triturate e rocce per evitare il ristagno delle acque della pioggia.
129 canali di drenaggio si estendono per tutta l'area urbana, progettati per evitare frane ed erosioni, e sboccano nel "foso" che separa la parte urbana alla parte agricola della città (che è quindi il principale drenaggio della città). Si calcola che il 60% dello sforzo costruttivo di Machu Picchu fu nel gettare le fondamenta delle terrazze riempite con ghiaia per un buon drenaggio delle acque.
Orientamento delle costruzioni Esiste una solida evidenza (secondo gli studi di Dearborn, White, Thomson, Reinhard ed altri) che furono seguiti criteri astronomici e sacri per la costruzione di Machu Picchu. Infatti l'allineamento di alcuni edifici importanti coincide con l'azimuth solare durante il solstizio, in maniera costante e per niente casuale e con i punti di aurora e tramonto del sole in determinati periodi dell'anno con le vette dei monti circostanti.
Materiali
Tutte le costruzioni sono di granito, di color biancoazzurro, composto per il 60% di feldspato, per il 30% quarzo e per il 10% di mica. Tutto il materiale deriva da cave situate nei pressi del complesso incaico.
La pietra possiede una durezza compresa tra il sesto ed il settimo grado della scala di Mohs. Ai tempi degli Inca essa fu lavorata con strumenti in bronzo (nell'antico Perù non si usavano strumenti in ferro) e percosse con pietre più dure. Le pietre furono lisciate per abrasione con sabbia.
Morfologia
Quasi tutti gli edifici sono di pianta rettangolare. Vi sono uno, due e fino a otto porte, di solito in uno dei lati lunghi del rettangolo. Ci sono pochi edifici di impianto di curva e circolari.
Sono frequenti le costruzioni chiamate huayrana. Esse hanno solo 3 pareti: in questi casi, al posto del muro mancante esiste una colonnata di pietra per sostenere una trave di legno che sopportava un tetto. Inoltre esistono anche huayrana doppie, ovvero due huayrana unite per un muro mediano che si chiama masmas.
Le costruzioni normalmente seguono lo schema della kanchas, ovvero costruzioni rettangolari disposte attorno ad un patio centrale, uniti attraverso un centro di simmetria trasversale. In questo patio si aprono tutte le porte.
Muri
La finitura dei muri di pietra è fondamentalmente di due tipi:
Di pietra regolare combinata con malta di fango e di altre sostanze. Vi è la prova che tali costruzioni sono state ristrutturate con uno strato di argilla e dipinto con colori giallo e rosso anche se la prematura distruzione dei tetti la resero vulnerabile alla pioggia permanente della zona e per ciò, non furono conservati.
Di pietra finemente lavorata a forma di prisma rettangolari o poligonali. Le loro superfici esterne possono essere lavorate, ovvero con protuberanze, oppure perfettamente lisce. In questi casi l'unione dei blocchi sembra perfetta anche se si è sostenuto che non venne usato alcun tipo di malta. In realtà è presente un sottile strato di materiale legante che si trova tra pietra e pietra, ma che è invisibile dalla parte esterna. Il valore di queste realizzazioni in una società senza utensili di ferro è notevole (vivevano all'età del bronzo).
Coperture
Non si è conservata nessuna copertura originale; c'è però consenso nell'affermare che la maggior parte delle costruzione avevano un tetto composto da due a quattro falde, con incluso un tetto conico sopra un "torrione", consistente in una cornice di tronchi di ontano (Alnus acuminata) legati e coperti da strati di ichu. La fragilità di questo tipo di copertura e la quantità delle piogge nella regione resero necessario che queste falde avessero una pendenza fino a 63º. Così l'altezza dei tetti duplicava molte volte l'altezza del resto dell'edificio.
Facciate, finestre e nicchie
Come è tipico nella architettura inca, la maggior parte delle facciate, finestre e nicchie (chiamate false finestre, nicchie o dispense), hanno forma trapezoidale, più larga alla base che alla cima.
Gli architravi potevano essere di legno o pietra (spesso di un solo grande blocco). Le facciate dei recinti più importanti erano a doppio stipite, ed in alcuni casi includevano un meccanismo di chiusura interna.
Le pareti interne di buona parte delle costruzioni hanno nicchie per immagini di forma trapezoidale, vicino alle finestre. Blocchi cilindrici o rettangolari escono spesso dai muri come grandi attaccapanni, disposti in modo simmetrico con le nicchie e le finestre, quando esistono.
Il 7 luglio 2007 la città è stata proclamata "una delle Sette meraviglie del mondo moderno" nel corso di un molto discusso concorso tenutosi a Lisbona, in Portogallo, per iniziativa del cineasta svizzero-canadese Bernard Weber.
Con il concorso ha polemizzato, tra gli altri, la stessa UNESCO, che ha definito l'iniziativa una "trovata pubblicitaria" e le ha negato ogni validità culturale.
Inoltre nel 2009 raggiunge il record di 2 milioni di visitatori
[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...