[Gianni Spagnolo © 22C7]
Guardando in alto, sui tetti di Venezia, sicuramente saremo catturati dalle strane forme e dall’imponenza che hanno i comignoli della città. Vien spontaneo domandarsi come mai un popolo così pratico, capace di adottare soluzioni costruttive estremamente razionali per sopravvivere in un ambiente ostile quale quello lagunare, si sia sbizzarrito in costruzioni così elaborate e dispendiose.
Non vennero tuttavia fatte fatte per sfizio estetico, ma per dirimenti ragioni di sicurezza, che magari non saltano subito all’occhio alla fuggevole osservazione. La fuoriuscita di scintille dai camini era la principale fonte degli incendi, che, in un agglomerato urbano così denso e compenetrato come Venezia, con abitazione addossate e di diversa altezza, potevano avere effetti devastanti. Questi camini, infatti, come si evince dal disegno, assicuravano che le scintille portate in alto dalla forza ascensionale dell’aria calda non fuoriuscissero dalla canna, ma si smorzassero nell’ampia campana sommitale. Il comignolo si presenta a forma tronco-conica con la sua base maggiore rivolta verso l’alto. La base minore poggia su una serie di mensoline variamente sagomate che creano dei varchi per l’espulsione del fumo.
Come si evince dall’immagine, i fumi provenienti dalla canna fumaria, escono nell’intercapedine dalle aperture, procedono verso i varchi, posizionati sulla base maggiore e minore del tronco di cono ed escono. La campana protettiva scongiura gli incendi, in quanto le faville incandescenti quando escono dalla canna fumaria, vanno a sbattere contro la copertura e vengono sottoposte ad un percorso obbligato, lungo il quale perdono di forza e si raffreddano.
Deputata alla costruzione di camini sicuri era la corporazione dei Mureri, dove, per padroneggiare l’arte, bisognava superare un esame, che prevedeva, fra l’altro, proprio il saper costruire un camino a regola d’arte, perfettamente funzionante ed esteticamente consono all’urbanistica della città. Fu così che l’umile, semplice e decorativo camino, assunse nell’edilizia veneziana, una posizione di rilievo. L’abilità dei costruttori veneziani portò alla creazione delle caratteristiche forme che possiamo vedere ancora oggi: a campana dritta e rovesciata, a forchetta, a dado, a vaso, in tutte le possibili immaginabili varianti. La forma a campana si presenta tronco-conica con la sua base maggiore rivolta verso l’alto. È questa la più classica forma di camin veneziano, molte volte rappresentato nei dipinti dei grandi pittori di scuola veneziana, ed è certamente il più funzionale, arrivando addirittura ad essere affrescato da valenti decoratori.
Non va peraltro dimenticata un’arte minore che contribuiva a mantenere sicura e pulita la città: el scoacamin, lo spazzacamino, che garantiva la conservazione dei camini e la loro continua manutenzione. Era questi un personaggio caratteristico, generalmente piccolo, nero di fuliggine e che portava a spalla i suoi arnesi da lavoro: una scaletta, una corda nera, un fascio di pungitopo ed un peso. Verso la metà del XVII secolo erano presenti a Venezia un’ottantina di scoacamin, prevalentemente, provenienti dalla Val Brembana, dalla Savoia e dalla Val Camonica. Avevano le loro abitazione proprio in calle dei “Scoacamini”, prossima a San Marco.