Spesso mi succede che
piccoli particolari della mia infanzia, tornino alla mente veloci
come un lampo e mi facciano ricordare emozioni e sensazioni che
credevo scomparse.
Quando mi capita di
vedere sandaletti, ciabattine e scarpette che le bambine del nostro
tempo portano ai piedi, mi viene da pensare a quanto poco femminili
erano le scarpe della mia fanciullezza.
Non esistevano colori
pastello, paillettes, fiorellini, farfalline, luci… tutto era
sobrio, anzi, direi proprio triste!
Se poi si aveva la
fortuna di avere dei sandali estivi, erano chiusi e con due fessure
davanti, quando diventavano piccoli, veniva tagliata una fetta di
cuoio per far sì che le dita potessero uscire e così si potevano
portare ancora, visto che sarebbe stato impossibile comperare. Avere
qualcosa di nuovo era un avvenimento!
Non mi ricordo chi me
li avesse regalati, fatto sta che un’estate dei miei 9/10 anni, mi
ritrovai con un paio di zoccoletti blu, con un tacchetto appena
accennato, che mi faceva sentire “grande”.
Ah! Che gioia immensa!
Lasciare da parte le ciabatte rosse (con l’elastico messo dalla
mamma perché non le perdessi) e indossare gli zoccoli mi dava una
gioia mai provata! Mi divertivo e mi pavoneggiavo con gli zoccoli ai
piedi, di fronte a mia sorella mi pareva di essere importante, ma…
c’è un ma!
Se pensiamo che scale e
pavimenti erano in legno, provate a pensare il baccano che facevo
camminando per casa!
E
in più, scendendo le scale, li facevo sbattere apposta tanto ero
felice di quel suono! Dopo un paio di giorni, la nonna che abitava
con noi, mi disse di smettere di fare “clicchete/clocchete", di
sbattere gli zoccoli, altrimenti me li avrebbe bruciati… Ah no, non
ce la facevo proprio, era più forte di me… camminavo e sbattevo i
tacchi, con vero gusto! Ma non durò molto… un mattino cercai
invano i miei zoccoletti blu, li cercai in ogni angolo, ma non li
trovai più! Nessuno in casa ne sapeva niente, erano spariti nel
nulla… La nonna non parlava… a niente valsero le mie lacrime,
continuai a sognare gli zoccoletti, a cercarli, poi mi arresi, ma mi
rimase la tristezza di aver perduto qualcosa di prezioso.
Passò del tempo e un
giorno, aprendo la porta del fornello dove c’era la bombola del gas
in cucina di mia nonna, trovai, avvolti in un pezzo di carta marrone,
i miei zoccoletti blu: gioia mista a rabbia e amarezza mi invasero e
andai a dirlo alla mamma che mi pregò di non metterli più, perché
altrimenti la nonna si sarebbe arrabbiata. Il rispetto che si nutriva
per gli anziani era tale che, se veniva decisa una cosa, non si
poteva ribattere parola alcuna.
Li misi in una porta-armadio e ogni
tanto li andavo a guardare, li provavo e facevo alcuni passi, quasi
non toccavo terra, per fare in modo di non provocare rumore…
Il tempo è passato, i
piedi sono cresciuti, la moda delle scarpe fortunatamente è molto
cambiata, ma ogni tanto i miei zoccoletti blu, mi tornano alla mente.
Mi chiedo se sia stato giusto privarmi di una piccola gioia, sono
cosciente che forse quel rumore che provocavo dava fastidio, ma ai
giorni nostri, dove le rinunce non esistono più, un bambino si
priverebbe di qualcosa per far contenti gli altri? Impensabile,
eppure, mezzo secolo fa, era così, ma anche se molte cose erano
ingiuste, ci hanno insegnato tanto…
Lucia Marangoni