(Agnese Zambon)
martedì 28 febbraio 2017
lunedì 27 febbraio 2017
Siamo stati espulsi dal convento...
Abbiamo tentato di tener viva la tradizione, ma nonostante fossero solo le 20.30... in Paese c'era il coprifuoco...
Ringraziamo di vero cuore per l'accoglienza, la comprensione e il conforto ricevuto:
WALTER JONA - ADELFO ALESSI - ALBERTO TOLDO - SECONDA PIEROTTO - FRANCESCA TOLDO - CARLO SLAVIERO - NADIA PIEROTTO e PATRIZIA RIGHELE che... gentilissima... ci ha fatto pure entrare a mangiare i crostoli!
W IL CARNEVALE!!!
domenica 26 febbraio 2017
NO A31
Sabato una cinquantina di persone si sono ritrovate nel
territorio di Cogollo del Cengio, dove le trivelle da giorni stanno
facendo i carotaggi, per manifestare la propria contrarietà alla
possibile costruzione della Valdastico Nord.
Erano presenti cittadine e
cittadini dei paesi e delle valli limitrofe (uno della Val d'Astico!) e
dei paesi circondariali, nonchè di Vicenza e oltre ed anche qualche
amministratore locale. La battaglia sostenuta crede fermamente nella
tutela e nell' importanza di mantenere integra questa vallata, è una
battaglia trasversale che oltrepassa saggiamente i confini della propria
appartenenza partitica e dei propri paesi per concentrarsi unicamente
sull' obiettivo: tali espressioni e manifestazioni sono ben raccolte e
convogliate dal Comitato recentemente sorto "SALVIAMO LA VAL D'ASTICO".
Ed è stato proprio questo gruppo di persone ad organizzare per sabato un
sopralluogo pacifico sui luoghi dove le trivelle hanno iniziato a fare i
carotaggi del terreno per valutarne l'idoneità per il possibile
proseguimento dell'A31 Valdastico Nord, che quìi a Cogollo del Cengio
aprirebbe squarci irrimediabili negli ultimi scampoli di campagna ancora
esistenti nel territorio; squarcerebbe anche una parte del paese
abitato andando a creare una irrimediabile frattura fisica
insormontabile e fisicamente molto impattante nel centro della frazione
di Casale. Una volta visionato i fori, il corteo ha attraversato le vie
del paese portandosi nel suo centro dove si stava svolgendo il mercato
settimanale; qui sono stati distribuiti volantini informativi su una
serata, organizzata dallo stesso Comitato, che si terrà venerdì 3 marzo
alle 20,30 presso il piano interrato del Municipio di Cogollo e che
vedrà la partecipazione di alcuni avvocati che risponderanno alle
domande dei cittadini che intendono apporsi ai carotaggi nei propri
terreni: perchè opporsi si può! Nessuno dell'attuale Amministrazione
era presente oggi, nè nel ruolo di tutela pubblica che esse
rappresentano, nè come segno di solidarietà verso quei cittadini che
assistono impotenti alla "presa di possesso" dei propri terreni da parte
di una società privata. Sia detto comunque chiaramente che questa
Amministrazione nell'ultimo Consiglio Comunale non ha fatto mistero del
proprio appoggio a quest'opera, tanto da bocciare in blocco una
mozione presentata dalla minoranza nella quale si chiedeva di esprimersi
contro tale opera. Appare alquanto anomalo o almeno sospetto che l'attuale sindaco, due anni fa, nei banchi dell'opposizione, manifestasse
un pensiero totalmente opposto a quello che manifesta nel presente, e
questo ci dice molto chiaramente di come le GRANDI OPERE influiscono
sulla coscienza o sulla non coscienza delle persone che, forse
ingenuamente, pensano che per fare il sindaco basti organizzare un bel
mercatino di natale e... stop.
Posina, Irma Lovato Serena
sabato 25 febbraio 2017
Così l'Islanda ha sconfitto droga e alcol tra i giovani. Ma nessuno vuole imitarla
In soli venti anni l’Islanda è riuscita in un’impresa titanica: liberare
i suoi teenager dalla dipendenza da alcol e droghe e trasformarli in
salutisti. Una specie di miracolo se si considera che, numeri alla mano,
gli adolescenti abituati alle sbronze sono passati dal 48% nel 1998 al
5% nel 2016. In pratica, non solo si sono scrollati di dosso il record
che li vedeva tra i più pesanti consumatori di alcol e droga in
Europa, ma oggi sono gli adolescenti più ‘puliti’ in assoluto, come
riporta uno studio pubblicato da Mosaic Science
Come si è arrivati a un simile risultato? Con il giusto mix di divieti, un coinvolgimento totale nelle attività sportive e creative, uno stretto rapporto tra genitori e scuola e perfino un coprifuoco.
La ricetta vincente che non piace all'estero
Il programma pilota, ribattezzato Youth in Iceland, potrebbe essere applicato anche agli altri Paesi europei, compresa l’Italia che, secondo l’ultimo rapporto del Centro europeo per il monitoraggio della dipendenza dalle droghe, è il Paese dell’Ue dove più ragazzi di età compresa tra i 15 e i 16 anni fumano. Il dato si aggira attorno al 37% contro il 21% della media europea, mentre il 21% degli adolescenti consuma alcol in modo eccessivo. Tuttavia, nonostante sia nata una vera e propria organizzazione che si propone di fare da consulente a città, municipalità e Paesi esteri, la ricetta non sembra piacere oltre i confini islandesi.
Da una tesi di laurea, la rivoluzione anti-droga
In Islanda la rivoluzione anti-droga iniziò ufficialmente nel 1992 ma le basi erano state gettate molto prima e molto lontano, a New York da una tesi di dottorato di Harvey Milkman, professore di psicologia americano che oggi insegna all’università di Reykjavik. Lo studio di Milkman concluse che le persone consumano eroina o anfetamine a seconda della loro predisposizione nella gestione dello stress. Chi usa l’eroina vuole ottenere un effetto di stordimento, chi assume anfetamine cerca un effetto contrario. Mentre l’alcol è sedativo. Dopo la pubblicazione della tesi, Milkman fu inserito nel team di ricercatori ‘arruolati’dall’Istituto Nazionale statunitense per l’abuso di droghe. L’idea di fondo della ricerca era questa: “Perché non ottenere lo stesso effetto di ‘sballamento’ attraverso attività che incidono chimicamente sul cervello senza gli effetti deleteri delle droghe?”
Il metodo Milkman conquista l'Islanda
Nel 1991 Milkman fu invitato per la prima volta in Islanda per parlare dei suoi studi. Un anno dopo, i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 16 anni di tutte le scuole furono sottoposti a un questionario. L’esperimento fu ripetuto nel 1995 e nel 1997. Questi alcuni quesiti:
Hai mai bevuto alcolici?Se si, quando è stata l’ultima volta?Ti sei mai ubriacato?Hai mai fumato?Se si, quante sigarette fumi in un giorno?Quanto tempo trascorri con i tuoi genitori?Che tipo di attività svolgi?
I risultati furono allarmanti: il 25% dei giovani islandesi fumava ogni giorno, mentre il 40% si era ubriacato l’ultima volta appena un mese prima. Non solo. Lo studio aveva portato a galla un aspetto fondamentale: coloro che praticavano sport, frequentavano corsi, avevano un ottimo rapporto con i genitori erano meno inclini ad assumere alcol e droghe.
Dal coprifuoco allo sport, la ricetta di ‘Youth in Iceland’
Sulla base dei risultati dello studio di Milkman e del sondaggio, il governo islandese avviò un programma nazionale di recupero - il Youth in Iceland – che coinvolse anche i genitori e la scuola per quella che divenne una vera e propria rivoluzione culturale. Spendere molto tempo di qualità a casa, fu uno dei pilastri del programma. Ma anche le leggi furono modificate: via le pubblicità di bevande alcoliche e fumo, e divieto di acquisto di sigarette per i minori di 18 anni e di alcol per i minori di 20 anni. Agli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 16 anni fu imposto, inoltre, il coprifuoco alle 10 di sera in inverno e a mezzanotte d’estate.
Ma, soprattutto, furono introdotte moltissime attività sportive e artistiche per permettere ai ragazzi di ‘fare gruppo’ e di ottenere quel senso di benessere psico-fisico che può dare una sostanza stupefacente. Tutti gli adolescenti furono inclusi nel programma, e per i meno facoltosi furono previsti degli incentivi statali.
Islanda, caso unico in Europa
Tra il 1997 e il 2012 raddoppiò il numero degli adolescenti che praticava sport quattro volte a settimana e che trascorreva più tempo con i genitori. Di pari passo crollò la percentuale di ragazzi che assumevano alcol e droghe. Non solo in Islanda, in realtà, ma tra i Paesi europei è stato l'unico con un dato così marcato. E nessuna altra nazione ha saputo sostituire alcol e sigarette con lo sport. Nel Regno Unito, ad esempio, sembra che i giovani siano meno schiavi delle dipendenze perché chiusi in casa a fare in conti con la realtà virtuale.
Agi.it
Sonia Montrella
Come si è arrivati a un simile risultato? Con il giusto mix di divieti, un coinvolgimento totale nelle attività sportive e creative, uno stretto rapporto tra genitori e scuola e perfino un coprifuoco.
La ricetta vincente che non piace all'estero
Il programma pilota, ribattezzato Youth in Iceland, potrebbe essere applicato anche agli altri Paesi europei, compresa l’Italia che, secondo l’ultimo rapporto del Centro europeo per il monitoraggio della dipendenza dalle droghe, è il Paese dell’Ue dove più ragazzi di età compresa tra i 15 e i 16 anni fumano. Il dato si aggira attorno al 37% contro il 21% della media europea, mentre il 21% degli adolescenti consuma alcol in modo eccessivo. Tuttavia, nonostante sia nata una vera e propria organizzazione che si propone di fare da consulente a città, municipalità e Paesi esteri, la ricetta non sembra piacere oltre i confini islandesi.
Da una tesi di laurea, la rivoluzione anti-droga
In Islanda la rivoluzione anti-droga iniziò ufficialmente nel 1992 ma le basi erano state gettate molto prima e molto lontano, a New York da una tesi di dottorato di Harvey Milkman, professore di psicologia americano che oggi insegna all’università di Reykjavik. Lo studio di Milkman concluse che le persone consumano eroina o anfetamine a seconda della loro predisposizione nella gestione dello stress. Chi usa l’eroina vuole ottenere un effetto di stordimento, chi assume anfetamine cerca un effetto contrario. Mentre l’alcol è sedativo. Dopo la pubblicazione della tesi, Milkman fu inserito nel team di ricercatori ‘arruolati’dall’Istituto Nazionale statunitense per l’abuso di droghe. L’idea di fondo della ricerca era questa: “Perché non ottenere lo stesso effetto di ‘sballamento’ attraverso attività che incidono chimicamente sul cervello senza gli effetti deleteri delle droghe?”
Il metodo Milkman conquista l'Islanda
Nel 1991 Milkman fu invitato per la prima volta in Islanda per parlare dei suoi studi. Un anno dopo, i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 16 anni di tutte le scuole furono sottoposti a un questionario. L’esperimento fu ripetuto nel 1995 e nel 1997. Questi alcuni quesiti:
Hai mai bevuto alcolici?Se si, quando è stata l’ultima volta?Ti sei mai ubriacato?Hai mai fumato?Se si, quante sigarette fumi in un giorno?Quanto tempo trascorri con i tuoi genitori?Che tipo di attività svolgi?
I risultati furono allarmanti: il 25% dei giovani islandesi fumava ogni giorno, mentre il 40% si era ubriacato l’ultima volta appena un mese prima. Non solo. Lo studio aveva portato a galla un aspetto fondamentale: coloro che praticavano sport, frequentavano corsi, avevano un ottimo rapporto con i genitori erano meno inclini ad assumere alcol e droghe.
Dal coprifuoco allo sport, la ricetta di ‘Youth in Iceland’
Sulla base dei risultati dello studio di Milkman e del sondaggio, il governo islandese avviò un programma nazionale di recupero - il Youth in Iceland – che coinvolse anche i genitori e la scuola per quella che divenne una vera e propria rivoluzione culturale. Spendere molto tempo di qualità a casa, fu uno dei pilastri del programma. Ma anche le leggi furono modificate: via le pubblicità di bevande alcoliche e fumo, e divieto di acquisto di sigarette per i minori di 18 anni e di alcol per i minori di 20 anni. Agli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 16 anni fu imposto, inoltre, il coprifuoco alle 10 di sera in inverno e a mezzanotte d’estate.
Ma, soprattutto, furono introdotte moltissime attività sportive e artistiche per permettere ai ragazzi di ‘fare gruppo’ e di ottenere quel senso di benessere psico-fisico che può dare una sostanza stupefacente. Tutti gli adolescenti furono inclusi nel programma, e per i meno facoltosi furono previsti degli incentivi statali.
Islanda, caso unico in Europa
Tra il 1997 e il 2012 raddoppiò il numero degli adolescenti che praticava sport quattro volte a settimana e che trascorreva più tempo con i genitori. Di pari passo crollò la percentuale di ragazzi che assumevano alcol e droghe. Non solo in Islanda, in realtà, ma tra i Paesi europei è stato l'unico con un dato così marcato. E nessuna altra nazione ha saputo sostituire alcol e sigarette con lo sport. Nel Regno Unito, ad esempio, sembra che i giovani siano meno schiavi delle dipendenze perché chiusi in casa a fare in conti con la realtà virtuale.
Agi.it
Sonia Montrella
mercoledì 22 febbraio 2017
Ai Figli. Ci sono cose da dire
Ci sono cose da dire ai nostri figli.
Come ad esempio che il fallimento é una grande possibilità.
Si ricade e ci si rialza. Da questo s’impara. Non da altro.
Dovremmo dire ai figli maschi che se piangono, non sono femminucce. Alle femmine che possono giocare alla lotta o fare le boccacce senza essere dei maschiacci.
Dovremmo dire che la noia è tempo buono per sè. Che esistono pensieri spaventosi, e di non preoccuparsi.
Dovremo dire che si può morire, ma che esiste la magia.
Ai nostri figli dovremmo dire che il giorno del matrimonio non è il più bello della vita. Che ci sono giorni sì, e giorni no. E hanno tutti lo stesso valore.
Che bisogna saper stare, e basta. E che il dolore si supera.
Ai nostri figli maschi dovremmo dire che non sono Principi azzurri e non devono salvare nessuno. Alle femmine che nessuno le salva, se non loro stesse. Altrimenti le donne continueranno a morire e gli uomini ad uccidere.
Ai nostri figli dovremmo dire che c’è tempo fino a quando non finisce, e ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.
Dovremmo dire che non ci sono nè vinti nè sconfitti, e la vita non è una lotta.
Dovremmo dire che la cattiveria esiste ed è dentro ognuno di noi. Dobbiamo conoscerla per gestirla.
Dovremmo dire ai figli che non sempre un padre e una madre sono un porto sicuro. Alcuni fari non riescono a fare luce.
Che senza gli altri non siamo niente. Proprio niente.
Che possono stare male. La sofferenza ci spinge in avanti. E prima o poi passa.
Dovremmo dire ai nostri figli che possono non avere successo e vivere felici lo stesso. Anzi, forse, lo saranno di più.
Che non importa se i desideri non si realizzano, ma l’importante è desiderare. Fino alla fine.
Bisogna dir loro che se nella vita non si sposeranno o non faranno figli, possono essere felici lo stesso.
Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare.
Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico.
Che possono essere quello che vogliono. Ma non a tutti i costi.
Che esiste il perdono. E si può cedere ogni tanto, per procedere insieme.
Ai figli dovremmo dire che possono andare lontano. Molto lontano. Dove non li vediamo più.
E che noi saremo qui. Quando vogliono tornare.
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