giovedì 31 dicembre 2020

Epidemie di ieri e di oggi

【Gianni Spagnolo © 20XII22】

Salendo da oriente per la strada del Chemple, giunti al bivio per Campovecio si prendeva a sinistra la via del Trùgole per entrare nell’ampia conca prativa di Campolongo. Poco dopo, sulla destra s’incontrava il canpìgolo dell’omonima malga. Se ci si arrivava da occidente, ossia dalla Singéla, dal Bìsele o dal Costesìn, passato il Crosaròn si scendeva nel Roccolo avendo le casare sulla sinistra. Per secoli furono questi gli accessi alla malga, lungo le vie trafficate da pastori, boscaioli e girovaghi. Solo negli ultimi decenni, con il mutare delle condizioni economiche e lo sviluppo dei circuiti per lo sci di fondo e l’escursionismo domenicale, il quadro ha subito qualche modifica. 

Le cose sono tuttavia rimaste, per cosi dire, nel solco della tradizione. Dove per secoli si sono massaggiati piéti, oggi  si è trastullati da una rilassante Spa. Dove la caliéra girava sulla mussa, oggi si cucinano manicaretti per i turisti. Dove s’alzavano al cielo le oche dei pastori, ora c’è la rustica chiesetta della Porziuncola a rimediare. Dove bisognava sottoporsi al controllo e alla quarantena per non propagare il contagio, oggi si paga dazio per usare le piste, stando solo un po' attenti al distanziamento sociale.

Sì, perché proprio lì dove ora c’è la baracchetta del Centro Fondo Campolongo, un paio di secoli fa c’era il Casello di Sanità, che controllava il transito da e per  il Tirolo di chi passava per queste montagne. Ce lo mostra questa mappa rilevata intorno al 1836, un periodo in cui dalle nostre parti dilagavano le epidemie di tifo e colera che prostrarono la popolazione limitandone gli spostamenti. Traversie che culminarono infine nel 1855 con l’ultima grave epidemia che si ricordi. 

Cambiano dunque i tempi, ma le situazioni a volte si ripropongono. Altri Caselli di Sanità si trovavano in prossimità del vecchio confine e vennero riconvertiti a questo  scopo. Allora tutta la nostra zona era soggetta alla Corona D'Austria, anche se con diverso regime fra gli storici possedimenti del Tirolo e la recente costituzione del Regno Lombardo-Veneto. La presenza di queste strutture di controllo nelle zone montane indica quanto fossero frequentate quelle strade all'epoca, quando l'attività nella bella stagione si svolgeva prevalentemente in montagna e accanto agli uomini bisognava controllare anche gli animali. Anch'essi infatti erano veicoli di contagi che potevano minare grandemente l'economia locale, basata prevalentemente sull'allevamento, prima ovi-caprino e poi bovino.

Oggi il naso che gocciola per l'aria frizzantina, la falcata vigorosa sugli sci, o il paperamento con le ciaspole,  può veicolare il virus in quel di Millegrobbe o di Vezzena (e viceversa) dove intercettare altri nutriti gruppi di gitanti domenicali in cerca d'evasione dalle restrizioni delle feste. Due secoli fa era l'incalzante cacarella fisica il fastidioso segnale che era meglio non muoversi; mi sa che anche oggi un po' di sana cacarella mentale sui possibili rischi sarebbe un utile criterio.

Non sono più tra noi - nr. 26 - 12/20 - Giovanna Marzarotto


 

What do you want to do ?
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Potpourri

 


Che pazzi  siamo noi!

Quando non ci muoviamo come davvero sentiamo, temendo il tremendo giudizio nostro ed  altrui, compreso il giudizio universale.
Quando ci  imbalsamiamo solo sui “doveri”,  sulle “morali”,  sui “non sta bene” o sui  “non si fa”, senza ascoltare e tentare di comprendere quale forza ci muove.
Quando non riusciamo a decifrare ciò che accade  dentro di noi pensando, illusoriamente, di poterlo controllare fuori di noi.
Quando ci aggrappiamo alle nostre credenze temendo di perdere le ultime barcollanti sicurezze, compresa la nostra presunta identità.
Quando desideriamo di essere semplicemente riconosciuti e accolti, mentre sputiamo ancora sentenze verso coloro che forse vorrebbero la stessa cosa da noi.
Quando accusiamo gli altri di essere avidi arraffatori, mentre non ci accorgiamo di accartocciarci sui nostri “beni” accumulati con il  terrore che possano sottrarceli.
Quando diciamo “ami-amo-ci e partite”, senza considerare che tra il “dire” e il “fare” il “mare” siamo noi.
Quando desideriamo intensamente  la pace e la gioia e non ci accorgiamo di  portare dentro noi ancora tante schegge di veleno e di rancore.
Quando presumiamo di essere speciali  ed avere più valore, non riconoscendo che siamo tutti “pari scintille” sparse nell’intero universo.
Quando non riconosciamo la dignità del cammino di ognuno, sapendo che ogni percorso  è solo una strada verso noi stessi.
Quando attendiamo il tempo della meditazione e della serenità, senza considerare che ogni nostro respiro ed ogni nostro passo nel mondo sono più potenti dei mille miliardi di tecniche apprese.
Quando non molliamo gli ormeggi  e  non corriamo  verso tutti coloro che amiamo per poterli abbracciare, accarezzando così  anche il nostro cuore pulsante.
Quando non accogliamo la nostra e l’altrui luce e/o l’oscurità,  senza escludere nulla né del presunto bene né del presunto male, per poterci poi scorgere interamente.
Quando non ci fermiamo ad assaporare le meraviglie della vita e non scoppiamo di gioia  e di gratitudine sincera per tutto ciò che è intorno a noi e che dentro noi portiamo.
Quando non ci sciogliamo in lacrime vive e liberatorie per le nostre mille contraddizioni e le nostre mille e mille assurdità.
Che pazzi siamo noi!

(Lory Nugnes, da "Che Pazzi Siamo Noi!")


Capitello strada nuova

 

(foto da Amelio)

Letto qua e là

 


28 dicembre 2020 - Attaccati alla vita
di Alessandro D’Avenia - ultimo banco
   
«Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade.

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle.

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata.

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono.

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare».

Così, il 26 dicembre del 1916, Giuseppe Ungaretti, ospite a Napoli da un amico, distillava in «Natale» la pace piena di ferite di qualche ora di licenza dalla cruenta guerra che stava combattendo sul Carso. Ci confida di aver bisogno di stare lontano dalle strade della festa, rimanere in un angolo, ridotto a una cosa, per riscoprire, se ancora possibile, la gioia di esistere. Il «qui» del focolare domestico si contrappone al «lì» del gelo del fronte, dove ha imparato a scrivere sulle scatole dei fiammiferi e su pezzetti di carta i versi rivoluzionari e brevissimi che tutti ricordiamo. Il poeta, spogliato della sua umanità, prova a rinascere dalla vita ferita: così il movimento gioioso delle capriole di fumo del camino si contrappone all’immobilità di chi è stato ridotto dalla guerra a una cosa disanimata. Quando la vita non ci tocca più, due sono i livelli di solitudine che attraversiamo: prima l’indifferenza verso il mondo e poi la repulsione, proprio quella descritta dai versi di «Natale», che però contiene anche il segreto per ritrovare il «tocco» della vita, il suo gusto. Una rinascita.

Anche noi in questo Natale sentiamo sulle spalle il peso di mesi di virus. Anche noi abbiamo bisogno di guarire da una certa indifferenza, se non repulsione, entrata nei nostri corpi e nelle nostre anime.

«Nel mio silenzio ho scritto lettere piene d’amore: non sono mai stato tanto attaccato alla vita» diceva Ungaretti per resistere, in una notte trascorsa accanto a un compagno morto. Lo scriveva in «Veglia», nella stessa raccolta in cui è inserita «Natale», una raccolta originariamente intitolata «Allegria di Naufragi», un paradosso che la poesia può permettersi: come può esserci gioia nel naufragio? Il poeta risponde così: «Il titolo, strano, dicono, è Allegria di Naufragi. Strano se tutto non fosse naufragio, se tutto non fosse travolto, soffocato, consumato dal tempo. Esultanza che l’attimo, avvenendo, dà perché fuggitivo, attimo che soltanto amore può strappare al tempo, l’amore più forte che non possa essere la morte. È il punto dal quale scatta quell’allegria che, quale fonte, non avrà mai se non il sentimento della presenza della morte da scongiurare».

Ecco il paradosso: solo a stretto contatto con la morte si sperimenta che tutto è destinato a naufragare nel mare del tempo. Eppure, proprio quando sono vicine al naufragio, tutte le cose lanciano il loro SOS: in quell’attimo si aggrappano all’amore come il naufrago al salvagente. E solo l’amore può trasformare il naufragio in allegria, perché solo in quell’istante si scopre che da soli non ci si salva.

C’è un’allegria nascosta in ogni naufragio: l’amore di cui abbiamo bisogno e che non abbiamo voluto ammettere per paura che questo significasse essere troppo fragili e vulnerabili. Abbiamo bisogno anche noi di guarire, starcene un po’ in silenzio, come una cosa posata in un angolo, senza mescolarci al groviglio della folla natalizia, e cercare ciò che ci terrà a galla: la relazione che abbiamo con le cose, con gli altri e con Dio. Relazioni che a volte sembrano diventare mute, ma il cui suono si ascolta solo se rimaniamo in un silenzio calmo, paziente e aperto al rischio di chi smette di voler dominare la vita e decide invece di ascoltarla.

Oltre i regali potremmo cercare «sotto» l’albero le radici della nostra vita, che cosa ci rende sempreverdi. Quelle radici sono la linfa per il nostro cuore ferito, per il nostro corpo stanco, per la nostra anima disincantata. Le radici degli alberi non gelano neanche d’inverno, anche quando la neve ricopre totalmente i rami ormai spogli e apparentemente morti. Quali sono le nostre radici? Dove la vita ci tocca, ci custodisce e ci nutre?

Questi giorni, forzosamente lontani dall’abituale «groviglio di strade» natalizie, possono essere l’occasione per raggiungere queste radici, con un esercizio di silenzio come quello descritto dal poeta: proprio nel naufragio da cui veniamo potremmo trovare l’allegria dell’amore che ci manca. La parola «natale» (dalla radice di nascere) potrebbe irradiare il suo potere tutto l’anno se ci ricordassimo che siamo fatti per nascere e non per morire. Come scriveva Rilke nelle Lettere milanesi: «Nasciamo provvisoriamente da qualche parte; solo a poco a poco componiamo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente». E questo comporta, come ogni nascita, un certo dolore. Anche Dio è nato come un naufrago: nudo, senza niente, se non la nostra fragile condizione umana, che da quel giorno è diventata anche divina.
(segnalato da Piero Pettinà)

Una precisazione riguardo ai post del blog

 


WHAT DO YOU
WANT TO DO?
NEW MAIL COPY
 
(tu che cosa vuoi fare? Nuova copia mail) 
 
Capita spesso, che nei post compaia in cima, in mezzo o in fondo, questa scritta sopra. Succede purtroppo da quando Google ha imposto il suo nuovo sistema.
Personalmente preferivo di gran lunga quello precedente e noto in quello aggiornato, nulla di particolarmente attraente, anzi...
Ci si accorge solamente a pubblicazione avvenuta e conseguentemente pongo rimedio quando mi accorgo!😕😕😕
Nulla di grave per carità, basta togliere la scritta, ma a me la cosa disturba. Questo succede quando, dopo aver preparato un post in anticipo, c'è bisogno di rientrare per controllarlo o apporvi delle modifiche o spostarlo di data.
E non c'è solo questo, ma anche altro... che invece di snellire e migliorare il procedimento lo complica!😩😩😩
La cosa è stata segnalata al sistema, ma...
Sicchè mi scuso e... no stè badàrghe...😊😊😊

 

SNOOPY


mercoledì 30 dicembre 2020

La foto curiosa

Il mappamondo coperto di neve al centro del Parco dell'Emigrante offre libero sfogo alla nostra fantasia per definirlo...😊😊😊
Cogliamo l'occasione per salutare tutti gli Emigranti che dall'estero ci seguono sempre in tanti!
 
 
 
(foto di Alberto Toldo)
 

martedì 29 dicembre 2020

Non sono piú tra noi - nr. 25 - 12/20 Giovanna Dal Piaz



 

La storia del grande murale con Asterix a Piovene Rocchette!

 






L’arte di raccontare con le immagini: in 14 metri c’è tutta la storia di Piovene Rocchette e della sua amicizia con… Asterix! A Piovene Rocchette viene inaugurato il grande murale che illustra la storia del paese ed è dedicato al cittadino onorario Albert Uderzo, autore del gallico più famoso al mondo.
Imparare camminando, magari con il naso all’insù, all’aria aperta, lasciandosi incuriosire da particolari, espressioni e colori? A Piovene Rocchette si può, ed è un’esperienza che ha molto da insegnare. In questo comune dell’Alto Vicentino, la storia del paese non si studia sfogliando un libro, cartaceo o digitale, ma camminando lungo un murale di ben 14 metri: gli avvenimenti salienti, dal XII secolo a.C. fino alla prima guerra mondiale, sono tutti qui, illustrati in modo avvincente.

Tutto è iniziato dal desiderio di don Vito Di Rienzo di tramandare la storia del paese alle giovani generazioni lasciando un segno concreto che parlasse però il loro linguaggio.
Il murale, arte di strada “povera”, che vive e “respira” tra case e persone, è sembrata la modalità più adatta.

A illustrarla è stato coinvolto Lorenzo De Pretto, artista e fumettista piovenese, disegnatore per testate come Topolino e Geronimo Stilton e creatore di Prezzemolo, popolare mascotte di Gardaland.
A questo punto l’evoluzione del progetto assume un risvolto inaspettato: per l’antica vicinanza con le terre Retiche e Galliche, De Pretto, estimatore del talento di Albert Uderzo, propone di coinvolgerlo, forte del fatto che il padre dello stesso Uderzo è un piovenese emigrato in Francia nel 1923 e i suoi zii e cugini abitano ancora qui a Piovene Rocchette.

La realtà supera ogni immaginazione: il creatore di Asterix (350 milioni di copie vendute, nove film di animazione e quattro con attori in carne e ossa) accetta con entusiasmo di autorizzare l’uso dei suoi due spassosi e indimenticabili personaggi.
Asterix e Obelix vengono così inseriti all’inizio del racconto visuale, assieme alle sue parole di ringraziamento e incoraggiamento per l’opera che lui stesso segue, approva e autorizza.

In perfetto stile fumettistico, grazie anche alle nozioni storiche raccolte dall’architetto Agostino Toniolo, il murale Uderzo-De Pretto ripercorre le epoche storiche inserendo nella striscia la lapide Papiria, i castelli medievali, pellegrinaggi al Monastero del Summano, il Beato Forziano, i frati Girolimini, le cave di pietra dura, i lanifici, le fabbriche di birra e la ferrovia.
Basta osservare e s’impara: tutto è fedelmente rappresentato, anche quello che non c’è più, come l’imponente Villa Benetti o la Stazione Ferroviaria di Rocchette, importante nodo ferroviario per la Valle dell’Astico e per l’Altopiano di Asiago fino agli anni ’50.

Gli occhi seguono gli avvenimenti mentre con stupore si viene attratti dai magnifici dettagli sviluppati in 21 metri quadri di illustrazione che porta la firma di Lorenzo De Pretto.
Quest’opera originale ci parla quindi non solo di storia e di un nobile obiettivo ma anche di generosità, (l’illustrazione infatti è stata realizzata gratuitamente) e di amicizia, quella che ha legato Uderzo a Piovene Rocchette e a De Pretto.

Per questo speciale legame con il paese e in riconoscenza della concessione dei suoi personaggi per il murale, nel dicembre 2019, poco prima della sua morte avvenuta a fine marzo 2020, il sindaco Erminio Masero ha conferito a Uderzo la cittadinanza onoraria di Piovene Rocchette.
A questo protagonista della storia del fumetto mondiale è dedicata la grande illustrazione murale, realizzata con le più avanzate tecniche di stampa digitale, inaugurata pubblicamente giovedì 1 ottobre alle ore 11.00.

Per volontà del sindaco Erminio Masero il murale è stato installato ai giardini Rodari, in centro al paese, proprio per dimostrare che si tratta di un’opera “viva”, che entra nel cuore e nei percorsi abituali di tutti i piovenesi, e non solo dei più giovani.
Un pezzo d’arte e di storia, che sicuramente attirerà molto pubblico, da gustare con gli occhi, e con il sorriso.

Per ulteriori informazioni:
info@comune.piovene-rocchette.vi.it
lorenzo@lorenzodepretto.com


segnalata da Odette

Torrebelvicino - la Stella Cometa sospesa più grande d'Europa

 



Il paese con il suo gruppo volontari gestisce la stella cometa sospesa più grande d’Europa. La stella, lunga 360 mt., visibile da oltre 30 km con 160 lampadine da 100 W a basso consumo, è posta tra le due vette del monte Sindio-Cengio, una montagna che domina sulla Val Leogra.

Il Gruppo Stella Torrebelvicino si rimette all’opera per organizzare, verificare, allestire e… sperare! Come ogni anno, più di ogni anno, il gruppo è in fermento tra riunioni e preparativi. Tutto dev’essere operativo e funzionante. Certamente non mancano i cosiddetti “problemi tecnici”… La stella viene accesa ogni anno la sera del 24 e 25 dicembre.

24 Dicembre. “È la vigilia di Natale. L’oscurità della sera confonde l’orizzonte, non si riesce più a distinguere dove finisce la montagna e dove comincia il cielo. Ma lassù, in cima al Cengìo, un gruppo di intrepidi amici sta per rallegrare ancora una volta il Natale, sicuri che, ovunque esse siano, la Stella riscalderà le anime delle persone che la osserveranno, mostrando ancora una volta come una semplice decorazione, fatta con amore, può portare lo spirito del Natale in ogni cuore.”

info dal sito: http://www.gruppostellacometa.comhttp://




Il paese con il suo gruppo volontari gestisce la stella cometa sospesa più grande d’Europa, la stella, lunga 360 mt., visibile da oltre 30 km con 160 lampadine da 100 W a basso consumo, è posta tra le due vette del monte Sindio-Cengio, una montagna che domina sulla Val Leogra.

Il Gruppo Stella Torrebelvicino si rimette all’opera per organizzare, verificare, allestire e…sperare! Come ogni anno, più di ogni anno, il gruppo è in fermento tra riunioni e preparativi. Tutto dev’essere operativo e funzionante. Certamente non mancano i cosiddetti “problemi tecnici”…La stella viene accesa ogni anno la sera del 24 e 25 dicembre.

24 Dicembre. “È la vigilia di Natale. L’oscurità della sera confonde l’orizzonte, non si riesce più a distinguere dove finisce la montagna e dove comincia il cielo. Ma lassù, in cima al Cengìo, un gruppo di intrepidi amici sta per rallegrare ancora una volta il Natale, sicuri che, ovunque esse siano, la Stella riscalderà le anime delle persone che la osserveranno, mostrando ancora una volta come una semplice decorazione, fatta con amore, può portare lo spirito del Natale in ogni cuore.”

info dal sito: http://www.gruppostellacometa.comhttp://

Foto varie
















Foto di Sandra, Romina, Marina, Fabio, Michele

SNOOPY


 

lunedì 28 dicembre 2020

Dedicate a tutti i romantici e ai sognatori, a chi crede ancora alla magia della neve, a chi oggi nello spirito si è sentito ancora un po' bambino...

 ... le me xè costà un rabaltòn, na ombrèla rota e i diaulini nele man... (non avevo più memoria dell'ultima volta), ma ne è valsa la pena... paesaggi fiabeschi alla dr. Zivago e via...😊😊😊




















Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...