sabato 2 giugno 2012

Le rogge a San Pietro


Una lezione … fuori classe  
per gli alunni 
della scuola Primaria 
di Valdastico.



Nel corso dei secoli, c’è stata una continua modifica dell’ambiente in cui viviamo; la terra ha subito tante variazioni  dovute a vari fattori, che comunque hanno influito sul cambiamento del paesaggio che ci circonda. Senza andare tanto lontano nei secoli, sappiamo quanto la costruzione di case e fabbriche abbiano modificato l’aspetto di prati e zone verdi; ma tante cose, del secolo passato sono nascoste ai nostri occhi, ma sono un silenzioso segno di una cultura e una tradizione ormai scomparse. E’ stato proprio guardando dall’alto alcuni prati della zona dell’Astico a San Pietro, che si è capito quanto sotto un po’ di terra , fosse celato, ma ancora conservato. Così è iniziata la curiosità e il lavoro di Claudio Guglielmi, che nei prati di sua proprietà situati intorno alla stagionatura di formaggio, ha trovato i segni delle antiche roggie(rode) che servivano per l’irrigazione dei prati. L’interesse per queste antiche vie dell’acqua , ha spinto Claudio a documentarsi, a cercare notizie e poi a scavare per riportare alla luce un pezzo di storia. 

Un lavoro lungo e difficile, ogni sasso trovato era un rinnovarsi della storia di cui si sentiva avvolto nei tanti pomeriggi silenziosi dove, lo scavare e riportare a galla , è stato un coinvolgimento totale, di corpo e mente, di cuore e anima. Nel rispetto dell’ambiente, cercando di  recuperare il più possibile, sasso dopo sasso, giorno dopo giorno, sono passati tre anni e ora, dopo aver portato alla luce vari percorsi, Claudio è deciso a proseguire per poter realizzare un luogo speciale, che ha come obiettivo un parco tematico per far conoscere il sistema di irrigazione usato dai nostri avi. Con l’aiuto di Vito Sella, che con i suoi nitidi ricordi ha fornito un prezioso aiuto, si è potuto conoscere la storia e il funzionamento di queste “rode”. L’acqua del torrente veniva utilizzata per le segherie: nella parte sinistra dell’astico ne esistevano circa 10 oltre ai 4 mulini e ai magli che attingevano la loro forza motrice solamente dall’acqua. Le segherie per lavorare  il legname, i mulini per macinare e fornire farina, i magli per gli attrezzi dei boscaioli o per i contadini; tutto questo poteva essere prodotto solo grazie alla preziosa forza dell’acqua. La costruzione e il funzionamento delle “rode” facevano crescere più foraggio, quindi più latte dai bovini e di conseguenza miglior produzione di formaggio. Per utilizzare l’acqua serviva la Concessione del Magistrato delle Acque che era molto costosa e rinnovabile ogni 30 anni. Le prime rogge , sono state costruite nel 1617, nel 1850 vennero restaurate e svolsero il loro lavoro d’irrigazione fino al 1950; dopo di che vennero abbandonate, coperte per costruire o si sono chiuse da sole con il tempo. L’apertura di questi canali avveniva con delle porticine dette “vampaore” il cui significato è facilmente comprensibile: in base ai metri quadri di proprietà, si stabiliva il tempo, quindi le ore d’irrigazione dei prati.

Si stava attenti fino allo scadere del tempo, per non rubarsi a vicenda la preziosa acqua: la famiglia Sella , proprietaria della segheria, per irrigare le sue proprietà aveva le ore notturne del sabato e quindi una persona stava sempre attenta allo scadere del tempo e così era per ogni proprietario degli appezzamenti. Le “rode avevano bisogno di manutenzione, durante le brentane, oltre a tante trote che poi venivano catturate, si accumulava la ghiaia e quindi, ogni primavera prima di partire per i lavori, gli uomini  usando una zappa da “rode”,(più larga   e tagliente)
tagliavano le “lorde” di terra e ripulivano i canali che sarebbero stati pronti per un’altra stagione . C’erano anche i camminamenti tra un lato e l’altro delle rogge, che segnavano i confini e che permettevano di attivare le “vampaore” e far deviare il percorso dell’acqua; spesso succedeva che si litigava per avere acqua anche più del tempo stabilito… Esistono ancor oggi le mappe di alcune delle rogge più importanti, con permessi scritti e firmati, segno che l’acqua è sempre stata un bene prezioso da salvaguardare. Tutto questo riportare alla luce è stato fatto con la coscienza di dover lavorare seguendo la naturale pendenza dell’acqua che nel restauro bisogna tener sempre presente. Ma tutto questo lavoro , non avrebbe avuto un senso se non fosse stato condiviso: infatti Claudio ha invitato nel maggio scorso  la classe 4° della Scuola Primaria  di Valdastico dell’Istituto Comprensivo di Arsiero, proprio per aiutare i ragazzi a capire l’importanza di questi antichi canali e della salvaguardia dell’ambiente che ci circonda. Accompagnati dall’insegnante di Storia e Geografia, Nadia Castelli, i 12 alunni hanno avuto la fortuna di poter visitare la stagionatura di formaggio, la centrale a cippato e ascoltare le spiegazioni del lavoro iniziato con le rogge e a possibilità di vederle funzionanti.


Hanno avuto l’occasione per ammirare delle piccole guizzanti trote che Franco Stefani  aveva liberato nei canali così da far vedere come succedeva dopo le brentane e ascoltare i racconti di Vito sulla vita di un  tempo. Alla fine della visita, dopo uno spuntino, Claudio ha chiesto ai ragazzi se potevano ritornare portando dei ciottoli con le loro iniziali per pavimentare una parte di roggia non ancora ultimata perché il suo paziente lavoro continua sempre… Così è stato, in una calda mattinata di ottobre, accompagnati dalla loro maestra, i ragazzi che ora frequentano la 5° classe, sono arrivati all’interno della ditta Guglielmi e sono stati accolti con gioia da Claudio e dalla moglie. 

L’acqua nelle rogge scorreva lenta, il sole donava ai colori del paesaggio una luminosità speciale , mentre i ragazzi ascoltavano interessati le spiegazioni di Vito, quelle di Claudio che rispondeva con precisione e pazienza ad ogni domanda. Dalla loro prima visita , il percorso dei canali è stato ulteriormente allungato e sono stati trovati vari congiungimenti; i ciottoli con le iniziali degli alunni, saranno pietre importanti per continuare il lavoro ma anche per lasciare un segno che resterà nel tempo. Dopo il giro della proprietà, le domande, le curiosità e le spiegazioni, pane, formaggio e sopressa offerti dalla ditta Guglielmi, hanno ristorato i ragazzi e quanti sono stati testimoni di questa lezione speciale. Una lezione di storia, di geografia, di tradizioni, di costumi, di abitudini che se non vengono portate alla luce, andrebbero sicuramente disperse e dimenticate nella polvere degli anni.

Oltre ai ciottoli, i ragazzi hanno fatto dei disegni, dei temi e dei ringraziamenti che sono stati consegnati a Claudio e Claudia che, visibilmente commossi , hanno ringraziato promettendo di appendere ogni cosa. I pensieri, semplici e sinceri dei ragazzi, toccano sempre il cuore e inteneriscono l’anima, perché sono talmente trasparenti che sanno esprimere sentimenti importanti con poche parole. Dopo aver ricevuto anche un omaggio, la scolaresca con la loro insegnante, ha salutato e ha ripreso allegramente la strada per la scuola: queste lezioni fatte all’aperto sono utili perché, anche dai testi e dai disegni fatti dai ragazzi, si nota entusiasmo e completezza nella descrizione, anche con i colori vivaci e particolari. La loro insegnante si è detta soddisfatta perché è certa che attraverso quest’esperienza i ragazzi hanno potuto vedere e conoscere qualcosa  di importante che grazie alla disponibilità di una persona, si è potuto realizzare. Nei progetti della maestra ci sono altre uscite che ci auguriamo possano diventare una realtà per comprendere che oltre alla grande storia,  c’è anche la piccola storia delle nostre valli. A tutti quelli che si impegnano per far conoscere o far riemergere qualcosa di un passato non molto lontano , con gesti, racconti e disponibilità, va un ringraziamento speciale: ci sia sempre la voglia di continuare con la certezza che  ricordare  le nostre radici è l’unico modo per avere un’identità.




                                                                                 Lucia Marangoni

10 commenti:

  1. Opera meritoria ciò. Netar le rose, batere le nose e tendere le tose, tute robe che fa un gran ben. El me contava me poro nono che li a sanpiero stiani gera pien de nogare, Se ghe fusse anca pì tose a podarissi farla compìa. Ma sel formaio ga bisogno de umidità par maurarse, torna anca da conto parar torno l'aqua ciò. Starvédare se tuta sta umidità chìve no la incrìca i vecioti e la ghe fa lassar zo le groste vanti staiòn.

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    1. Biòn ca diga che almànco tì te le ghé sempre pronte...

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    2. Ma Sponcy, te la seviti con ste groste, mejio che te vai sostegnere la Carla n'tel post delle donne fenice, te ghin se un "rayon" !

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    3. Secondo mì cara Odette el parla sempre de groste parché a gò idea che anca lù oramai l'é duro da gratàre... :-)))

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    4. ...e non si puo vincere, dunque !

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  2. mmm si direbbe vista la riesumazione di post attigui che abbia il gusto della propaganda e anche un po' retrò.Sono appena arrivati, lasciali lavorare un poco, che piantino due baobab all'ingresso del parco giochi,panchine quà e là e le gialle strisce di delimitazione parcheggio al gusto fonzies. Senno diventano antipatici a prescindere dal lavoro.

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  3. Leca ca te leco, tarè chei consuma la lengua!

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    1. Coa hai stufato, cambia registro

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    2. Giusto, no se ghìn pol pi, de coe, coéte e mestieraminti vari. Se po se ghe mete anca el clima rigido, alora la xe fata.

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    3. Tasi tasi Sponcio, dopo le groste, ghe mititu le coe desso ?

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